La giustizia riparativa: mediazione penale e mediazione penale minorile. Parte I

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La giustizia riparativa: mediazione penale e mediazione penale minorile. Parte I

Comunicazione tra le parti, verso la riparazione globale del danno. La figura professionale del mediatore.

Processo"vittimo-centrico"

La giustizia del terzo millennio si fonda sulla ricerca del soddisfacimento dei bisogni della vittima. Stiamo assistendo ad una vera e propria rivoluzione copernicana: il processo da “imputato-centrico” diviene “vittimo-centrico”.   

La scienza giuridica, per lo più impegnata sul fatto-reato e sull’individuazione della personalità di colui che l’ha commesso, si è scarsamente impegnata nell’analisi della vittima del reato. Eppure, la vittimologia nasce come scienza autonoma all’interno della criminologia nel lontano 1948 ma la vittima, nel processo, con i suoi bisogni ed i problemi insorti, in conseguenza del fatto criminoso subito, è stata per lungo tempo ignorata.

Le linee di indirizzo del dipartimento per la giustizia minorile e di comunitĂ  del 2019 costituiscono un primo sforzo per definire, ordinare ed integrare le migliori esperienze nel settore degli adulti ed in quello minorile.

<<La mediazione penale consiste nell’attività di un terzo neutrale al fine di stabilire una comunicazione tra le parti per ridurre il conflitto>>

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Giustizia riparativa: il ruolo del mediatore

Con il termine giustizia riparativa si intende qualsiasi processo mediante il quale, le persone che hanno subito un danno, possono partecipare attivamente, se lo consentono liberamente, nella risoluzione dei problemi derivanti dal reato con l’assistenza di una terza parte qualificata ed imparziale, come il facilitatore o il mediatore. Quest’ultimo è un esperto in materie socio-umanistiche, pedagogiche e psicologiche, con conoscenza in area giuridica, specificamente formata nella materia della risoluzione dei conflitti in area penale. Si assiste al passaggio dall’ottica punitiva e retributiva a quella riparativa con una nuova concezione della sanzione penale.

In questa cornice si colloca la mediazione penale, che consiste nell’attività di un terzo neutrale al fine di stabilire una comunicazione tra le parti per ridurre il conflitto, per “ricucire come con un ago”, espressione cara al nostro garante dei detenuti in Campania, Samuele Ciambriello, utilizzando la filosofia orientale del Kintsugi che significa letteralmente “riparare con l’oro”.

‍Gli obiettivi della mediazione sono principalmente tre: l’autore del reato viene stimolato al confronto con le sue azioni; la vittima viene rivalutata; la società supera la contrapposizione ideologica e morale tra reo e vittima ed avvicina maggiormente la comunità al problema della gestione della devianza.

‍Dalla parte della vittima

Nel processo penale nei confronti dei maggiorenni la giustizia riparativa si realizza per lo più con il risarcimento del danno alla persona offesa o prevedendo ore di volontariato e/o di lavori socialmente utili. In realtà, il risarcimento e la riparazione dei danni sono aspetti della giustizia riparatoria ma non gli unici. L’obiettivo, ancora lontano da realizzarsi nelle aule dei tribunali, mira ad una riparazione globale del danno, non solo in termini economici ma anche emotivi e sociali, attraverso figure terze (facilitatori o mediatori) altamente specializzate.

Deve diffondersi una cultura riparativa che non è solo riscattare la vittima, ma un investimento sulla capacità di rielaborare il fatto-reato per comprendere realmente la sofferenza subita dalla vittima. 

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Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
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