Messa alla prova: la rieducazione e la responsabilizzazione del minorenne

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Messa alla prova: la rieducazione e la responsabilizzazione del minorenne

Vivere nella legalità: un progetto realizzato ad hoc e strutturato appositamente per quei minorenni che hanno commesso un reato.

Responsabilità e motivazione

La sospensione del processo per messa alla prova del minore è uno degli interventi più importanti e innovativi di cui si può avvalere la giustizia minorile. Questa prevede la sospensione del processo – per un periodo massimo di tre anni – per concretizzare la rieducazione sociale del ragazzo; nonché la risocializzazione di quest’ultimo attraverso un progetto stilato dai servizi sociali, concordato previamente con il ragazzo in questione.

Ciò che spinge i servizi sociali a proporre un progetto di messa alla prova può essere ricondotto a due tipi di convinzioni:

  1. in primo luogo, dal fatto che il minore riconosca almeno in parte la responsabilità del reato;
  2. in secondo luogo, dalla motivazione del ragazzo di ovviare a quanto commesso.

È necessario, in ogni caso, valutare se sussistono le condizioni necessarie affinché sia elaborato e concretizzato il progetto ipotizzato, considerando anche le risorse del ragazzo e dell’ambiente in cui vive.

“Bisogna lavorare con lui e per lui, facendogli capire che le leggi, le regole, sono parte integrante del suo percorso di crescita”


Flessibilità e costanza

Il progetto di messa alla prova – affinché sia efficace – deve tener conto di diversi elementi, talvolta fondamentali, tra cui:

  • il coinvolgimento attivo del minore, del suo nucleo familiare e del relativo ambiente di vita;
  • più attività educative da svolgere per il minore, previamente concordate e organizzate;
  • la riconciliazione del minore con la persona offesa.

È importante realizzare un progetto flessibile, in modo da poter apportare le eventuali modifiche necessarie e adattarlo così alle sopravvenute esigenze del ragazzo. Lo stesso sarà costantemente monitorato dai servizi sociali che, di volta in volta,  non solo terrà informato il Tribunale di competenza ma organizzerà dei colloqui con il minorenne coinvolto.

Al termine del periodo di messa alla prova, il Giudice potrà dare un esito positivo o negativo – ciò dopo aver constatato i risultati ottenuti e  visualizzato le valutazioni dell’assistente sociale del caso. Non è da escludersi, inoltre, una proroga del progetto.

Considerazioni personali

La messa alla prova è tanto apprezzata quanto criticata. A mio avviso, che sia questa rivolta ad adulti o minori, può essere un’ottima occasione per permettere a chi ha sbagliato di ricostruirsi un futuro. Nessuno più degli assistenti sociali è in grado di comprendere quanto gli stili, gli ambienti di vita e il livello di istruzione possano incidere nella crescita di questi bambini e ragazzi, che non sempre vengono seguiti in modo adeguato. Con il D.P.R. 448/1988 viene dunque data finalmente una svolta, mettendo in primo piano la rieducazione e la responsabilizzazione del minorenne.

Bisogna lavorare con lui e per lui, facendogli capire che le leggi, le regole, sono parte integrante del suo percorso di crescita.

Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
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