Promuovere l’Affido Familiare: la crisi delle relazioni sociali e familiari.

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Promuovere l’Affido Familiare: la crisi delle relazioni sociali e familiari.

Deriva individualista e crisi della libertà: il mito del “ri-self-made” e la tendenza alla serendipità.

La difficoltà nel “vivere vicini”

I contesti nei quali s’intende diffondere l’affidamento e la solidarietà familiare sono segnati, in tutto l’Occidente, da una diffusa crisi relazionale, caratterizzata dalla crescente difficoltà delle persone a “vivere vicine”. Il desiderio dell'incontro pare essersi perso. I dati sull’evoluzione della popolazione italiana, infatti, mettono in evidenza la progressiva e veloce diffusione di una condizione di solitudine e di ridotta relazionalità tra le persone.

<<Una delle malattie […] più diffuse oggi in Europa è la solitudine, propria di chi è privo di legami>>

Cosa dicono i dati?

Nel ventennio compreso tra il 1994/1995 e il2014/2015, il numero delle famiglie unipersonali – cioè delle persone che vivono da sole – è aumentato di quasi il 50% e ciò vuol dire che quasi un terzo delle famiglie italiane è composto da una sola persone

In calo è anche il numero delle famiglie numerose composte da cinque o più membri. Non solo, per quanto riguarda i nuclei mono-genitoriali con figli minorenni, è stato constatato che per ogni quattro/cinque famiglie con figli piccoli, ve n’è una in cui il “peso educativo” è portato soltanto dalla madre o soltanto dal padre. Quanto riportato presenta, in sintesi, una generalizzata crisi dei legami familiari.

La diminuzione del numero dei componenti delle famiglie, la grande prevalenza delle famiglie composte solo da genitori e figli rispetto a quelle allargate, la frammentazione delle storie familiari degli individui, stanno progressivamente indebolendo il reticolo relazionale primario che da sempre introduce e accompagna le persone nella vita sociale. Il rischio è di vivere a fianco ai propri cari con la percezione di essere reciprocamente lontani e isolati, di avere la percezione di essere soli, nonostante si viva nella stessa abitazione.

Un utile flash sulla qualità delle relazioni ci è offerto da alcune serie storiche elaborate dall’ISTAT nel settennio 2010-2016 sul tema della fiducia. In questo periodo, le persone propense ad aver fiducia nel prossimo sono diminuite di circa il 10%, mentre quelle che ritengono che “bisogna stare molto attenti” sono aumentate al 78,1%. I percorsi di promozione dell’affidamento e della solidarietà familiare, dunque, dovranno tenere in conto che gran parte delle persone che si andranno a sensibilizzare non hanno esperienze di grande soddisfazione relazionale e che guardano il prossimo con un atteggiamento di tendenziale sfiducia.

Qual è l’odierna cultura delle relazioni?

Nonostante i contatti inter-umani vadano progressivamente crescendo, non aumentano le reti di relazioni delle persone. Assistiamo ad un processo di progressivo isolamento, tipico della baumaniana società post-moderna, fredda e individualizzata, che porta le persone a ripiegarsi su se stesse.  C’è una sorta di convinzione di poter bastare a se stessi, di potersi costruire da soli. Si tratta di una dinamica culturale fortemente pervasiva che si insinua sia nella vita delle singole persone, che in quella dell’intera collettività. Sorge una forma di egoismo in cui l’altro rischia di scomparire come “persona” e di divenire uno strumento o un ostacolo per la propria realizzazione solipsistica.

Questi processi erodono progressivamente le relazioni tra le persone, determinando un dilagante senso di incertezza e di sfiducia nei confronti di coloro che ci circondano, con negative ricadute sui rapporti interpersonali, sempre più fragili e provvisori. Ciò rende incapaci di generare effettive relazioni di prossimità. Non a caso, Bauman parla di “società del sospetto” per indicare la sfiducia preventiva che sempre più va diffondendosi. Il rischio è che di questo passo ogni compagnia possa divenire cattiva, attivando una spirale di progressivo e inesorabile isolamento, di cui ciascuno rischia di essere sia fautore che vittima.

Ri-self-made e serendipità

Per comprendere meglio quanto affermato in precedenza, è utile evidenziare il mito del self-made che, sempre più, va evolvendo nella direzione di un continuo ri-self-made: vi è la tendenza a costruirsi da soli, di ricostruirsi a piacimento, ogni volta che lo si desidera, senza alcun vincolo.

Una parola che ben descrive questa tendenza culturale è “serendipità”: essa indica uno stile esistenziale centrato sull’essere aperti alle novità, a consumare nuove avventure ed esperienze, evitando vincoli. In termini relazionali, significa “non impegnarsi con alcuna persona” alfine di non perdere la libertà di vivere nuove relazioni. Si tratta di uno stile di vita che porta le persone a divenire collezionisti di esperienze, di incontri parziali. In questo scenario, viene annullato il valore di ogni incontro. Le persone sono schiave del bisogno di soddisfazione immediata.

Nell’antichità la mancanza di legami era la condizione degli schiavi, ai quali era impedita la possibilità di assumere degli impegni e delle relazioni stabili. L’avere una famiglia e dei vincoli rappresentava, invece, la ricchezza degli uomini liberi. Oggi lo scenario è completamente invertito.

Appare evidente che, di fronte a queste dinamiche, a poco servono le iniziative basate solo sulle campagne di comunicazione massmediale. Bisognerà, dunque, proporre percorsi caratterizzati dall’offerta di esperienze relazionali positive e affidabili.

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NOTE

Estratto del libro di M.Giordano, "Promuovere l'AffidamentoFamiliare - Buone prassi e indicazioni metodologiche per l'intervento deiServizi Sociali", Franco Angeli, 2019, pp. 23-33

Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
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