Un welfare che cambia: il lavoro dell’Assistente Sociale come libero professionista

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Un welfare che cambia: il lavoro dell’Assistente Sociale come libero professionista

Trasformazione, innovazione e formazione: possibili prospettive lavorative. Evoluzione e cambiamento della professione e della società. Forte motivazione, dinamicità, creatività, coraggio e libertà: funzioni esclusive.

Un libero professionista poco conosciuto

Il lavoro dell’Assistente Sociale come libero professionista è ancora oggi molto poco conosciuto nella nostra realtà italiana. È importante approfondire questa figura mettendo in evidenza il ruolo e le opportunità che può offrire sia al professionista sia alle persone e ai loro bisogni.

«Se acquisiamo consapevolezza di chi siamo e di quello che vogliamo fare allora siamo capaci di proporci e di renderci credibili»[1]

Nuove sfide: superare la cultura della prestazione e promuovere l’empowerment

Nella Legge 23 marzo 1993 n. 84, all’articolo 1, c.1, troviamo la definizione della professione dell’Assistente Sociale: «L'assistente sociale opera con autonomia tecnico-professionale e di giudizio in tutte le fasi dell'intervento per la prevenzione, il sostegno e il recupero di persone, famiglie, gruppi e comunità in situazioni di bisogno e di disagio e può svolgere attività didattico-formative».

L’attività dell’assistente sociale è in divenire perché agisce sull'evoluzione del contesto e della collettività ed è una professione in mutamento così come lo è la società in cui viviamo. Ad oggi parliamo anche di una necessaria innovazione metodologica e professionale per cercare di fornire delle risposte adeguate e creative a bisogni emergenti. Il modo di essere dell’assistente sociale è cambiato negli anni e cambierà ancora.

Nasce l’esigenza di essere meno soggetti a condizionamenti derivanti dalle scarse risorse economiche riservate agli Enti in cui l’assistente sociale lavora, per superare la cultura della prestazione e per esprimere più liberamente la professione. Si cerca di adottare metodologie che sempre più allontanino il Servizio Sociale dalla burocratizzazione che Weber definiva una «gabbia d’acciaio» perché questo lavoro è per sua natura flessibile, creativo e dotato di una buona dose di spirito d’iniziativa.

La figura dell’assistente sociale come libero professionista può rispondere, a pieno titolo, alle sfide che il mondo contemporaneo presenta poiché l’intervento può riguardare anche l’aprirsi a nuovi spazi di operatività non coperti dal lavoro sociale tradizionale e questo richiede innovazione, capacità di mettersi in gioco e inventiva.

Esercitare la professione di assistente sociale nel libero mercato presuppone, innanzitutto, una forte motivazione personale ed elevate dosi di consapevolezza professionale perché, rispetto al lavoro tradizionale, si assumono da soli tutte le responsabilità connesse al caso.

Cosa può fare l’Assistente Sociale professionista? Le aree d’intervento

Gli ambiti di attività sono vari: counseling, mediazione famigliare, mediazione penale, amministratore di sostegno, attività di formazione, di supervisione e di consulenza sociale e professionale, etc.

Per approfondire maggiormente questo aspetto è utile rifarsi al Decreto Ministeriale 2 agosto 2013 n. 160. Si tratta di un provvedimento che riguarda alcuni ordini professionali e il riconoscimento delle prestazioni professionali ai fini della liquidazione dei compensi da parte di un organo giurisdizionale. Fra le professioni a cui questa legge si riferisce v’è anche quella dall’assistente sociale. È sancito il principio della competenza dell’assistente sociale a svolgere funzioni esclusive e proprie della professione, anche ai fini dell’esercizio privato della stessa.

In questo Decreto sono individuate cinque aree d'intervento in cui l’assistente sociale può operare anche come libero professionista, e queste sono:

  • area relazionale (assistente sociale facilitatore): quest'area comprende gli interventi di accoglienza, consulenza e mediazione famigliare ma si sono individuate anche azioni attivabili a favore di famiglie con disabili e anziani; valorizzando le  competenze di ascolto attivo. Altri ambiti riguardano i rapporti con l’Autorità Giudiziaria. Sono pochi, inoltre, gli assistenti sociali che si rendono disponibili a ricoprire il ruolo di Amministratore di Sostegno;
  • area “gruppi e comunità”: il lavoro di comunità rappresenta un’area da rafforzare per potenziare le risorse provenienti dal territorio e per valorizzare il capitale sociale. L’assistente sociale come libero professionista diventa promotore d'iniziative ed esperienze che arricchiscono la collettività creando nuovi legami comunitari e opportunità;
  • area didattico-formativa: è l’ambito nel quale possiamo trovare da più tempo l’attività di assistenti sociali liberi professionisti poiché la formazione è un aspetto della professione sociale di primaria importanza. È richiesto un potenziamento continuo delle competenze professionali anche per  consentire al libero professionista di rimodulare i propri interventi rivolti alle persone;
  • area studio-ricerca: difficilmente il libero professionista nel sociale svolge attività in questo campo, nonostante rappresenti un’area interessante e in evoluzione;
  • area progettuale, programmatoria e di amministrazione dei servizi: l’assistente sociale libero professionista deve sviluppare competenze specifiche nella progettazione. Numerose sono le opportunità di collaborare con enti e istituzioni, partecipando a bandi per reperire finanziamenti a livello territoriale, nazionale ed europeo.


[1] Di Sabrina Ritorto, Essere un libero professionista, in Assistente sociale con te, 2018. 


Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
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