ADHD: progettare l’inclusione sociale

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ADHD: progettare l’inclusione sociale

Inattenzione, impulsività e iperattività. Interventi possibili: contenimento, riduzione dei rischi e autonomia. Scuola: ente primario, inserimento scolastico, non classi differenziate.

Cosa si intende per ADHD (Attention Deficit and Hyperactivity Disorder)?

Il Disturbo da Deficit di Attenzione ed Iperattività, meglio inteso come disordine dello sviluppo neuropsichico del bambino e dell’adolescente, è caratterizzato da una serie di comportamenti che includono: inattenzione, impulsività e iperattività. (DSM IV). Essendo, quindi, un disturbo evolutivo dell’autocontrollo, con difficoltà a concentrarsi e a controllare i propri impulsi, ne può derivare l’incapacità di regolare-controllare il proprio comportamento sia in funzione del tempo che degli obiettivi da raggiungere, tanto da sfociare in un’esuberanza eccessiva da far apparire la persona come se avesse: “… la testa altrove ...”.

«L’integrazione tra soggetti con risorse psico-sociali diverse rappresenta un momento di crescita sia individuale che del gruppo di appartenenza»

Tipi di interventi possibili

Certamente interventi sia di tipo preventivo che psicoeducativo possono consentire di ridurre i rischi di strutturazione del comportamento problema e di degenerazione del disagio psico-sociale che ne può scaturire. 

Nello specifico, all’interno del contesto scolastico, onde evitare che sia considerato un elemento di disturbo nel gruppo classe, un’adeguata interazione, collaborazione e un buon passaggio di informazioni possono rappresentare certamente il giusto approccio alla prevenzione e al contenimento delle conseguenze derivanti dall’ADHD. 

L’integrazione tra soggetti con risorse psico-sociali diverse rappresenta un momento di crescita sia individuale che del gruppo di appartenenza, fungendo da stimolo per accrescere l’autonomia sia fisica che psico-sociale dell’individuo.

In una prospettiva ampia, come quella appena citata, la scuola assume un ruolo primario in quanto luogo di accoglienza e formazione primaria di ogni individuo. In un contesto così espresso gli ambiti da tenere in considerazione sono due: uno di carattere giuridico e uno di carattere socio-sanitario e psicologico. 

Ambito giuridico

Dal punto di vista giuridico la Costituzione Italiana (Art 3) sancisce che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e siano uguali dinanzi alla Legge e che sia dovere della Repubblica rimuovere ogni ostacolo che ne impedisca il pieno sviluppo dei cittadini. 

A garanzia di quanto stabilito, nascono le leggi 118/71, 517/77, 59/97, DPR 274/1999, 104/92 e successive, che garantiscono il diritto allo studio e quindi all’obbligo scolastico non in classi differenziate, come accadeva fino ai primi anni ’70 ma in una prospettiva di inserimento in classi normali del soggetto portatore di handicap prevedendo, per l’alunno con disabilità, un percorso formativo individualizzato applicabile tramite il Profilo Dinamico Funzionale (PDF) e il Piano Educativo Individualizzato (PEI).

In una prospettiva legislativa così ampia si inserisce l’aspetto sociale dell’inserimento dell’alunno con disabilità che, appoggiandosi alla nuova  Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (International Classification of Functioning, Disability and Health – ICF), approvata nel 2001 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, mira alle potenzialità soggettive e alle risorse personali oltre che al contesto, personale, naturale, sociale e culturale in cui esse possono esprimersi. 

La scuola

In un intersecarsi di saperi (sanitario, sociale e giuridico) la scuola, come Ente primario per lo sviluppo delle competenze dell’alunno sia nella fase di apprendimento che in quella relazionale e comunicativa, coinvolgendo i rappresentanti pubblici di cura della persona, nonché la famiglia, assume un ruolo fondamentale per l’inserimento e lo sviluppo completo del soggetto portatore di disabilità, più o meno grave. 

Dal punto legislativo la normativa italiana suggerisce alcune importanti procedure da attivare in presenza di un alunno che presenta un Deficit da attenzione e iperattività, affrontando, così, sia il tema della definizione che dell’approccio, nonché i passaggi fondamentali per l’inserimento scolastico dell’alunno ADHD. 

Di seguito, le più recenti circolari ministeriali, in ordine cronologico:

Ambito socio-sanitario e psicologico

Dal punto di vista socio-sanitario e psicologico, tenendo conto dei criteri diagnosti presenti nel DSM IV, gli interventi attuabili sono:

  • sul paziente Psico-educazione, Psico-farmacoterapia, Terapia cognitivo-comportamentale;
  • sui genitori Parent training, Psico-educazione;
  • sulla scuola Psico-educazione, Interventi comportamentali. 

In modo diretto e concreto l’aiuto che, genitori ed insegnanti, possono attuare per supportare un bambino ADHD può essere così definito:

  • aiutarlo a focalizzare l’attenzione (attirare la sua attenzione sull’interlocutore e sugli obiettivi);
  • strutturare regole adeguate alle sue potenzialità;
  • descrivere gli obiettivi da raggiungere (delineare e circoscrivere ciò che ci si aspetta);
  • potenziare il numero di interazioni positive;
  • dispensare rinforzi sociali e/o materiali in risposta ai comportamenti positivi;
  • ignorare i comportamenti lievemente negativi;
  • comandi diretti e più chiari e precisi possibili per incrementare la collaborazione (senza giri di parole);
  • assumere provvedimenti concreti e coerenti in conseguenza alla manifestazione di comportamenti inappropriati. 

Dunque, un’attenta analisi della diagnosi ed il rapporto costante con la famiglia e con gli specialisti che seguono l’alunno deve essere il punto di inizio per l’efficace inserimento di alunni che presentano un Disturbo da Deficit di attenzione e iperattività, evitando, così, la stimmatizzazione dello stesso.


Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
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