Capitale sociale: il contributo sociologico e le implicazioni nel lavoro sociale

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Capitale sociale: il contributo sociologico e le implicazioni nel lavoro sociale

Bourdieu e Coleman. Granovetter e la forza dei legami deboli. Capitale sociale familiare. Implicazioni nel lavoro sociale.

Cosa si intende per capitale sociale?

Il tema del capitale sociale è stato affrontato, in diversi modi, da molti autori e professionisti. È tuttavia possibile, prima di porre in essere l’analisi di alcuni assunti di base di specifiche prospettive, delineare una generale definizione di questo importante concetto: per capitale sociale intendiamo l’insieme di aspetti della vita sociale, quali le reti relazionali, le norme e la fiducia reciproca, che consentono ai membri di una comunità di agire assieme in modo più efficace nel raggiungimento di obiettivi condivisi[1].

<< La valorizzazione del tema del capitale sociale è estremamente significativa poiché ci fa comprendere a pieno l’orientamento relazione a cui il lavoro sociale deve tendere. >>

Il contributo di Pierre Bourdieu

Bourdieu ha operato una specifica distinzione tra tre tipologie di capitale: economico, culturale e sociale. L’ autore ha definito quest’ultimo come: << la somma delle risorse, materiali o meno, che ciascun individuo o gruppo sociale ottiene grazie alla partecipazione a una rete di relazioni interpersonali basate su principi di reciprocità e mutuo riconoscimento >>.

Essendo un sociologo di formazione marxiana, egli sostiene che il rendimento più alto del capitale sociale dipende dalla posizione sociale che l’individuo detiene (per lui il network della persona ne risentirà se lo status è basso).

James Coleman e il capitale sociale

La prospettiva di Coleman risulta essere più individualista rispetto alla precedente di Bourdieu, difatti lui considera il capitale sociale come una dotazione che l’individuo ha a sua disposizione utilizzata esclusivamente per raggiungere i propri scopi, riducendo i costi soggettivi.

L’autore tende a sottolineare l’importanza della creazione di legami stretti tra le persone, mettendo in evidenza gli svantaggi dei legami deboli.

Granovetter e l’importanza dei legami deboli

Granovetter, effettuando diverse ricerche, ha compreso che le persone che sono inserite esclusivamente in reti di rapporti in cui tutti si conoscono tenderanno a limitare i contatti con la società ampiamente considerata.

Da questa premessa egli sottolinea la forza dei legami deboli poiché li ritiene importanti non solo per la diffusione di informazioni e lo sviluppo della coesione nella società, ma anche per la promozione degli obiettivi individuali[2].

Capitale sociale familiare

I “Rapporti sulla famiglia” pubblicati dal CISF analizzano il tema del capitale sociale familiare definendo quest’ultimo come la capacità della famiglia di vivere e diffondere fiducia e sostegno, sia tra i propri membri che nei confronti di persone esterne[3]. Tali rapporti indicano tre indicatori sociali familiari:

· indice di capitale sociale bonding, ossia la frequenza degli aiuti che le persone hanno ricevuto dai familiari con cui convivono e al tasso di fiducia nel fatto che, in caso di necessità, tali aiuti saranno assicurati;

· indice di capitale sociale bridging, il quale fa riferimento alla frequenza degli aiuti ricevuti da persone esterne alla famiglia e alla fiducia nel loro sostegno in caso di difficoltà;

· indice di impegno civico che ha riferimento alla partecipazione a riunioni al fine di discutere di problematiche riguardanti il contesto locale, partecipazione a petizioni etc.

Perché questo concetto è di fondamentale importanza nel lavoro sociale?

La valorizzazione del tema del capitale sociale è estremamente significativa poiché ci fa comprendere a pieno l’orientamento relazionale a cui il lavoro sociale deve tendere. È auspicabile porre in essere degli interventi che mirano ad accrescere e a costruire reti di relazioni che possano sostenere gli individui in momenti di difficoltà e non.

A tal proposito, risulta particolarmente interessante l’analisi del capitale sociale negli ambiti in cui un assistente sociale va ad operare ponendo l’accento sulla forza e qualità delle relazioni, delle norme e della fiducia, evitando l’utilizzo di indicatori universali ma cogliendo le specificità di ogni contesto[4].

 

 

 

 

 
Note

[1]  Capitale sociale in "Dizionario di Economia e Finanza" (treccani.it)

[2] Wallace R. A, Wolf A, La teoria sociologica contemporanea, il Mulino, 2008, p. 244.

[3] Giordano Marco, Nuovi cortili. Lo sviluppo relazionale dei contesti di prossimità: indicazioni per il lavoro sociale, Editrice Punto Famiglia, Angri, 2019, pp. 13-14.

[4] Giordano Marco, Nuovi cortili. Lo sviluppo relazionale dei contesti di prossimità: indicazioni per il lavoro sociale, Editrice Punto Famiglia, Angri, 2019, p.120.


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