Come affrontare il tema del lutto con un bambino?
Comprensione e comunicazione. Le fasi di elaborazione del lutto secondo lo psicologo John Bowlby.
Il dolore di una perdita significativa
Accade, nella vita quotidiana, di dover affrontare perdite importanti che inevitabilmente compromettono la nostra stabilità emotiva e innescano un sentimento di forte dolore. Si pensi al lutto di un parente, di un amico o finanche di un animale domestico. Durante questi eventi, con i bambini si tende ad assumere un comportamento evitante pur di non generare in loro una sofferenza troppo grande, difficile da gestire.
Come comunicare, quindi, un evento così triste e difficile ad un bambino? L’aspetto più importante di tale azione è chiaramente la non-negazione di quanto accaduto. È fondamentale comunicare fin da subito il lutto per non lasciarli in balia dei loro pensieri. Un vissuto emotivo così forte, infatti, può comportare l’incremento di disagi psichici alimentati da un probabile auto-isolamento e dal distanziamento fisico.
<<È fondamentale accettare le reazioni che il bambino può avere al lutto e, soprattutto, rispettare i suoi tempi di elaborazione e accettazione>>
La consapevolezza nelle fasi evolutive
Quando si comunica una tale perdita ad un bambino è necessario utilizzare un linguaggio semplice, che corrisponda alla sua età e che non sia eccessivamente complesso. A seconda della fase evolutiva in cui avviene questa perdita significativa, vi è una diversa consapevolezza dell’accaduto. A tal proposito, John Bowlby ha individuato quattro fasce d’età per spiegare concretamente quanto affermato poc’anzi:
• dalla nascita ai 3 anni: il bambino non ha ancora la consapevolezza di ciò che accade realmente intorno a lui, fatica a distinguere ciò che è vivo da quello che non lo è. Tuttavia, il piccolo si mostra sensibile alle emozioni avvertite dalle persone che si prendono cura di lui;
• dai 3 ai 5 anni: il bambino, seppur capace di distinguere tra cose e persone vive o meno, non riesce a comprendere il concetto di “irreversibilità della morte”. Quest’ultima è da lui percepita come un evento transitorio, dal quale si può tornare;
• da 6 ai 9 anni: questo periodo corrisponde alla fase in cui si inizia a comprendere che dalla morte, purtroppo, non si torna indietro. Di conseguenza, vivendo con ansia la paura dell’abbandono da parte delle figure da lui amate, riesce con fatica a gestire le proprie emozioni. È importante, in questo periodo, accogliere le reazioni del piccolo – alla notizia del lutto – senza farlo sentire sbagliato;
• dai 10 ai 12 anni: il concetto di morte, quale evento da cui non si può far ritorno, è ormai assodato. I bambini, da questa fase in poi, facendo fatica ad esprimere le loro emozioni tendono a non farle trasparire all’esterno.
Metabolizzare e riorganizzare
Ricapitolando, è dunque fondamentale accettare le reazioni che il bambino può avere circa la triste notizia e, soprattutto, rispettare i suoi tempi di elaborazione e di accettazione. Per quest’ultimo concetto Bowlby ha individuato quattro fasi non lineari che si verificano allorquando si presenta un evento del genere:
• stordimento: in questa fase vi è il rifiuto della notizia, non la si accetta;
• struggimento: il dolore della perdita si presenta durante l’organizzazione e la celebrazione del funerale. Possono verificarsi pianti improvvisi;
• disorganizzazione: la consapevolezza della perdita crea sentimenti di apatia e isolamento;
• riorganizzazione: la persona, ormai adulta, nonostante il lutto vissuto inizia a costruire e a organizzare nuovamente il proprio stile di vita.
Sitografia:
https://www.odipa.it/il-lutto-nei-bambini/ http://www.psicologiperipopoli.it/files/20%202019%20Pontara%20e%20Civettini.pdf
Bibliografia:
Alessandro Vaccarelli, Le prove della vita. Promuovere la resilienza nella relazione educativa, Franco Angeli, 2016