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Dalla ricerca scientifica sull’affido: la terapia dell’interazione genitori-figli per minori fuori famiglia e con disturbo da stress post traumatico
Ridurre i comportamenti dirompenti dei minorenni che hanno subito traumi, migliorando l’interazione tra questi e i genitori. I risultati della ricerca empirica.
Parent-Child Interaction Therapy
La “Parent-Child Interaction Therapy” rappresenta un intervento, basato sull’evidenza empirica, che permette di ridurre i comportamenti dirompenti di bambini e adolescenti che hanno subito dei traumi e di migliorare l’interazione genitore-figlio.
Partendo dalla consapevolezza dell’impatto positivo che questa terapia può avere nei confronti dei minori, è stato realizzato uno studio che ha esplorato le differenze, sia nei risultati comportamentali che nei tassi di conclusione del percorso terapeutico, in tre diversi gruppi di riferimento, ovvero:
1. minori in affidamento;
2. minori non in affidamento con una storia di trauma;
3. minori non in affidamento senza una storia di trauma.
I dati di riferimento dello studio sono stati raccolti nei servizi di salute mentale in tutto lo stato dell'Oregon e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista “Children and Youth Service review”.
<<I risultati hanno evidenziato, dopo l’intervento, una significativa diminuzione dei comportamenti dirompenti segnalati dai care-giver>>
La fase operativa
La realizzazione dello studio ha previsto una lunga fase operativa di raccolta dei dati. Di fatto, tutte le famiglie che dal 1 gennaio 2014 al 30 giugno 2017 hanno avuto accesso all’intervento con terapia di interazione genitore-figlio, sono state incluse nello studio.
Nel periodo citato le famiglie che richiedevano servizi di salute mentale per i comportamenti dirompenti dei bambini nello stato dell'Oregon venivano non solo indirizzate ad agenzie locali con esperti clinici ma anche formati in terapia, partecipando così ad un numero di sessioni di terapia (comprese tra 17-20), della durata di un’ora ciascuno, durante la quale i clinici valutavano l’interazione genitore-figli, le modalità di gestione dei comportamenti dirompenti e la loro presenza e, allo stesso tempo, suggerendo strategie per migliorare l’interazione.
Il campione complessivo dei partecipanti sì è composto di 1977 minori, suddivisi nei 3 gruppi di cui sopra.
I risultati dello studio
Dopo la lunga fase di raccolta dei dati si è passati alla fase di analisi degli stessi. I risultati hanno evidenziato, dopo l’intervento, una significativa diminuzione dei comportamenti dirompenti segnalati dai care-giver per tutti e tre i gruppi. Non sono state riscontrate differenze significative nei tassi di conclusione del percorso terapeutico e nel numero medio di sessioni frequentate tra i gruppi.
Complessivamente, tuttavia, la percentuale di conclusione del percorso non è stata elevata. Da ciò si evince che c’è ancora molta strada da fare per abbattere le barriere che si frappongono all’impegno terapeutico.
Quali spunti offre questo studio nella pratica del lavoro sociale in Italia?
InItalia sono ancora pochi i servizi che offrono questo tipo di terapia pertanto tale studio, che ne segnala con evidenza empirica il riscontro positivo, rappresenta uno spunto che potrebbe permettere di rafforzare l’intervento in questo campo.
Lo studio inoltre, mettendo in luce le implicazioni favorevoli rispetto ai minori in affidamento familiare, potrebbe dar vita ad una buona prassi da applicare nel settore, in particolare nei casi di rapporti difficili tra genitori e figli affidatari, difficoltà causate spesso dai traumi che questi ultimi hanno vissuto prima e durante la separazione dai genitori.
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