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La famiglia nella società post-familiare. Presentato il Rapporto CISF 2020
Presente e futuro delle famiglie, ruolo economico e sociale. Evoluzione demografica e valoriale, inverno demografico e reti di famiglie.
Società post-familiare? A rischio lo sviluppo del Paese
Milano, 14 luglio. Si svolge la Conferenza stampa di presentazione delRapporto 2020 del Centro Internazionale Studi Famiglia (CISF). Il tema affrontato è di grande impatto: la famiglia nella società post-familiare. Pubblicato dalla San Paolo, il Rapporto esplora, in un percorso di oltre quattrocento pagine, il presente e il futuro delle famiglie italiane, messe alla prova da spinte culturali, modelli di vita e innovazioni tecnologiche che tendono a frammentarle e a riconnettere le persone in relazioni sempre nuove e, sempre più, individuo-centriche.
L’Editrice San Paolo, nel presentare il Rapporto, sottolinea con chiara efficacia che «la recente pandemia ha confermato che la famiglia è ancora un soggetto economico e sociale cruciale per l'intera società, facendoci toccare con mano che le relazioni familiari contano più del denaro». E aggiunge che «solo una ripresa della solidarietà familiare e del capitale sociale comunitario potrà favorire un modello di autentico sviluppo sociale del Paese»[1].
«Famiglie insieme per fare meglio la propria famiglia e per fare più famiglia nella società»
Le famiglie del futuro? Poche e senza figli
Il Rapporto rappresenta la quindicesima edizione di un lavoro più che trentennale avviato dal CISF nel 1989. Tra i dati più interessanti presentati durante la conferenza stampa, il prof. Francesco Belletti, direttore del Centro Studi, ha precisato che in Italia «il 60% delle famiglie è con una o due componenti». Dunque famiglie sempre più piccole. Belletti parla di «processo di dimagrimento drammatico delle famiglie italiane».
Belletti ha aggiunto che, in base alla curva demografica, tra vent’anni ci sarà almeno un milione in meno di coppie con figli (che scenderanno da 9 ad 8 milioni complessivi). Riduzione che arriverà a due milioni se prenderanno piede quelle tendenze valoriali che vedono un crescente numero di giovani non intenzionati a sposarsi (attualmente il 36%) o ad avere figli (attualmente il 24%). Significativo anche il fronte del deterioramento delle aspettative familiari verso il futuro. L’80% degli intervistati pensa, infatti, che tra dieci anni per i giovani sarà ancora più difficile metter su famiglia di quanto non lo sia attualmente.
La famiglia? Un tesoro a rischio
Belletti, nel suo intervento ha sottolineato che «questo Rapporto lancia un grido di allarme» e ha segnalato alcune priorità da tempo inevase dalla società e dalla politica italiana: la conciliazione dei tempi del lavoro con i tempi della famiglia, il costo dei figli, la solidarietà tra le generazioni. La «resistenza della famiglia sembra arrivata ad un punto critico, l’elastico è teso al massimo, il rischio di rottura pare elevato. La famiglia c’è ancora, ma fino a quando?».
Le famiglie si salvano solo insieme
Il prof. Belletti, intervistato da Famiglia Cristiana sui contenuti del Rapporto 2020, ha ribadito che «ci sono comunque segni di speranza, molte persone continuano testardamente a progettare una vita insieme, a mettere al mondo i figli, le famiglie immigrate possono portare certamente un punto di vista più solidale e meno individualistico e molti cercano di fare rete tra famiglie. Questa non può essere più una prospettiva per pochi, ma è una delle possibili strategie positive. Famiglie insieme per fare meglio la propria famiglia e per fare più famiglia nella società». Ed ha aggiunto: «Il valore famiglia sembra essere l'eredità che le vecchie generazioni lasciano a quelle più giovani che vogliono però più libertà individuale e meno legami. Mettere insieme queste due dimensioni è la sfida dell'oggi».
Assistente sociale, presidente nazionale della Federazione Progetto Famiglia, Docente di Principi e Fondamenti del Servizio Sociale presso le Università “Federico II” di Napoli e “Aldo Moro” di Bari, Docente di Metodi e Tecniche del Servizio Sociale presso le Università della Calabria e dell’Aquila.
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