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La sfida dell’insegnamento! Giovani Assistenti Sociali docenti
Insegnamento e identità professionale. Trasmissione del sapere, nuove tecnologie e creatività.
Insegnare il servizio sociale
Fin dalle sue origini, il percorso di studi di un Assistente Sociale si configura come sui generis. Si tratta, infatti, di un percorso che coniuga la teoria alla pratica, lo studio di materie viste come tradizionali, allo studio di materie rappresentate come professionalizzanti. È in quest’ultimo gruppo di materie che ritroviamo professionisti impegnati nella pratica professionale e che hanno l’arduo compito di formare e di far conoscere a giovani studenti una delle professioni più affascinanti presenti nel panorama delle professioni sociali.
«professionisti che hanno l’arduo compito di formare e di far conoscere a giovani studenti una delle più affascinanti professioni sociali»
Identità dinamica tra riflessione e praticità
Per fare ciò, gli Assistenti Sociali devono sviluppare la cosiddetta identità professionale dinamica. Si tratta di assumere, secondo l’analisi di Olivetti Manoukian (AA.VV…), «un’impostazione più attiva, che chiama in causa più direttamente ed esplicitamente la soggettività rispetto al conoscere e all’agire». È importante, infatti, saper coniugare quelli che sono i saperi trasmessi, con la costante ricerca di soluzioni a problemi pratici, approfondendo, quindi, aspetti riguardanti la pratica professionale.
L’identità dinamica, quindi, si sposa bene con le esigenze dettate dall’insegnamento, in quanto bisogna saper coniugare la propria esperienza professionale, anche se in qualche caso breve, con quelle che sono le esigenze dei piani di studio e dei Consigli di Corso di Laurea, ma soprattutto le esigenze e le richieste degli studenti. Bisogna, per questo, avere la capacità di ricostruirsi continuamente, seguendo una sorta di tensione emotiva che si traduce in possibilità di trasmissione del sapere.
L’Assistente Sociale che si interfaccia con questo aspetto professionale ha bisogno di essere versatile, di saper ricercare metodologie di insegnamento che permettano di affascinare i propri studenti. Come? Attraverso seminari, esercitazioni, interventi di testimoni privilegiati, e tutto quanto possa essere utile a far toccare con mano la professione di Assistente Sociale. Un compito, questo, che diventa, però complicato nel periodo che stiamo vivendo.
La relazione, primo strumento formativo
A seguito delle varie misure anti-contagio, non è stato possibile avere un rapporto in presenza con gli studenti, tutto si è svolto attraverso la creazione di aule virtuali (o team) con numeri abnormi di studenti che molte volte non cercavano neanche di creare un vero collegamento con il docente, oscurando la propria telecamera e chiudendo il proprio microfono. Si creava, così, una relazione uno (il docente) a nulla, poiché dall’altro lato dello schermo non vi era alcuna reazione.
Il compito del docente è stato quello di inventare, lezione dopo lezione, modi per far appassionare i propri studenti. Si è passati dagli interventi di testimoni privilegiati, allo studio di casi e situazioni offerte dal web; dalla discussione in aula, previa divisione in gruppi, di casi o normative che sono state modificate, allo studio delle stesse, sempre previa divisione in gruppi, ma questa volta attraverso il web. Un surplus di utilizzo del web che penalizza, in modo evidente lo studio delle materie professionali, fatte anche di apprendimento di atteggiamenti e modi di fare propri del professionista.
Assistente sociale specialista e dottore di ricerca in Sociologia, Analisi Sociale, Politiche Pubbliche e Storia e Teoria delle Istituzioni presso l'università degli studi di Salerno. Attualmente lavora come Assistente sociale presso il comune di Napoli, nell'equipe multiprofessionale Rei/Rdc. Docente a contratto presso la cattedra di laboratorio di tirocinio presso il cdl in servizio sociale, università degli studi di Napoli Federico II.
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