Apprendere dall’etica professionale

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Apprendere dall’etica professionale

I dilemmi etici come fatica professionale e come fonte di apprendimento, l’intervento di Marco Giordano al Webinar del 29 Maggio 2021 promosso dall’EAS (Ente Attività Sociali) Acireale.

Un apparente disordine che svela un infinito ordine

La figura dell’Assistente Sociale trova la sua collocazione in quelle rare pieghe della società nelle quali si può osservare la vita che riparte dopo la tempesta, che germoglia, addirittura o nonostante, grazie ad essa. L’assistente sociale è costantemente posto dinanzi alla drammaticità del disagio; un disagio che Don Oreste Benzi1 definiva come un “apparente disordine, che svela un infinito ordine” se affrontato con uno sguardo veramente umano.

Ma come ci si pone di fronte ad un bambino di pochi anni vittima di abuso sessuale? Di fronte ai suoi occhi persi? Cosa pensare e come stare di fronte ad una bambina nata sana ma divenuta cieca e gravemente disabile in seguito ad un forte scuotimento? Come stare di fronte ai suoi occhi spenti? Bambini che in famiglia hanno subito danni gravissimi e che, al contempo, accanto alle necessarie terapie specialistiche, hanno bisogno di nuovi legami familiari, caldi e riparativi, per proseguire la propria esistenza in modo pienamente umano.

La tempra di questa figura, non solo professionale ma anche umana, è messa continuamente alla prova dai drammi che si presentano loro. Nonostante ciò, se avessi la possibilità di tornare indietro, sceglierei mille volte la professione di assistente sociale.

“Ciò che noi osserviamo dipende sempre dall’angolatura del nostro sguardo”

Dilemmi morali: valori in conflitto

La professione dell’assistente sociale è, senza dubbio, dilemmatica: essa s’imbatte costantemente in situazioni nelle quali vi è una complessa contrapposizione tra due principi eticamente fondati, legittimi e giusti. A tal proposito, è doveroso evidenziare che è proprio il Preambolo del Codice Deontologico a segnalare che i dilemmi morali sono connaturati all’esercizio di tale professione.

Requisito essenziale diviene, dunque, quello di essere esperti di dilemmi morali: la tutela delle persone o il rispetto della loro autodeterminazione? Ad esempio, cosa decidere e come porsi di fronte ad un anziano non in grado di provvedere a sé stesso e che rifiuta di ricevere l’intervento di assistenza domiciliare? E cosa scegliere tra l’attenzione alla riservatezza degli utenti e la protezione di terze persone? E tra l’intensità ed efficacia degli interventi e la loro sostenibilità economica? Questi sono solo alcuni esempi dei dilemmi a cui gli assistenti sociali sono chiamati a dar risposta.

Come si affronta un dilemma etico?

In merito a quelle situazioni nelle quali vi è un conflitto tra due principi, l’Assistente Sociale viene posto di fronte alla richiesta di scegliere quale sia il principio o il valore preminente, da garantire, e quale invece sia quello soccombente, a cui dover rinunciare.

L’articolo 14 del nostro Codice Deontologico fornisce chiare indicazioni in merito: “I dilemmi etici sono connaturati all’esercizio della professione. L’assistente sociale li individua e li affronta evidenziando i valori ed i principi in contrasto. Le scelte professionali che ne risultano sono la sintesi della valutazione delle norme, del sapere scientifico, dell’esperienza professionale e sono comunque indirizzate al rispetto della libertà, dell’autodeterminazione e a conseguire il minor svantaggio per le persone coinvolte. Il professionista orienta la propria condotta alla massima trasparenza circa le ragioni delle proprie scelte e documenta, motivandolo, il processo decisionale”.

Grazie anche alla somministrazione di un breve questionario anonimo, è stato possibile riscontrare che non esiste una gerarchia universalmente condivisa. Ciascuna persona ha una propria scala di valori, così come alcuni ambienti e/o culture hanno una specifica e personale “lista graduata” dei principi. Il rischio è quello che l’assistente sociale, in circostanze concrete, possa sentirsi impropriamente chiamato ad esprimersi in merito alla “scala di priorità” dei valori, domanda in gran parte irrisolvibile.

Servizio Sociale ed Etica della Responsabilità

La riflessione etica, nel corso del tempo, non ha mai cessato di interrogarsi sulle priorità valoriali. Ciò, ha portato allo sviluppo di differenti approcci etici: ma qual è quello che troviamo alla base del nostro Codice Deontologico? Parliamo, senza dubbio, della cosiddetta “Etica della Responsabilità”.

Essa pone l’attenzione sulla dimensione interpersonale e intersoggettiva dell’operato degli assistenti sociali e richiede la messa a fuoco di quattro specifiche sensibilità: l’attenzione al qui ed ora delle singole situazioni; l’attenzione verso la diversità delle relazioni tra le persone; l’attenzione non solo alla singola persona ma all’intera comunità e agli effetti di alcune scelte sul futuro di questa.

La centratura sull’etica della responsabilità chiede che la riflessione vada fatta ogni qualvolta, nel qui ed ora delle vicende umane. All’Assistente Sociale viene chiesto di diventare “esperti di discernimento caso per caso”. Vi è un cambio repentino di prospettiva, si passa dal “cosa” (Cosa decido? Quali sono i principi più importanti?) al “come” (Come qui ed ora valuto qual è il principio da prediligere?).

Le indicazioni del Codice Deontologico

Secondo le indicazioni dell’articolo 14, i dilemmi vanno dapprima individuati, con chiarezza e attenzione, senza correre il rischio di “dilemmizzare” anche le decisioni problematiche. Occorre, poi, evidenziare i valori in contrasto, approfondendone le caratteristiche e ponderando la rilevanza nelle circostanze in cui ci si trova. Si giunge quindi al momento della decisione, da assumere mediante un confronto con i diretti interessati e con gli altri professionisti coinvolti. Ogni scelta va accompagnata con l’illustrazione delle motivazioni che l’hanno determinata e con la documentazione delle informazioni e delle valutazioni su cui si fonda.

L’assistente sociale deve maturare la capacità di adottare uno “sguardo nuovo” con la quale osservare la realtà, uno sguardo che comprende i principi morali e i modelli teorici che il Servizio Sociale offre. Bisogna sviluppare una mappa interpretativa della realtà, mappa che ci rende capaci di stare di fronte ad esperienze di vita segnate dalla devianza, senza perdere la capacità di vedere ciò che di bello c’è nella persona, spiraglio di crescita e cambiamento.

Le persone non hanno bisogno di “risolutori” bensì di “accompagnatori”: ciò che fa la differenza tra una semplice prestazione assistenziale e un vero intervento di servizio sociale è la capacità di attivare un legame autentico con coloro che accompagniamo.

1 Fondatore delle prime Case Famiglia, in un tempo in cui la forma generale dell’accoglienza residenziale era quella del grande Istituto

Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
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