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Assistenti Sociali e libertà delle persone: fino a che punto sostenere l’Autodeterminazione?
L’Assistente sociale si adopera, come tutore di autodeterminazione a favorire le condizioni che permettano alle persone di compiere scelte libere, nei limiti della tutela del bene comune.
Assistenti Sociali e autodeterminazione delle persone
Nel nuovo codice deontologico dell’Assistente Sociale, entrato in vigore il 1° giugno 2020, il concetto di “autodeterminazione” è presente cinque volte. Lo troviamo nel preambolo, nell’articolo relativo ai dilemmi morali, presente all’inizio del Titolo III dedicato ai doveri e alle responsabilità generali degli assistenti sociali e negli articoli 26 e 27, che aprono il Titolo IV relativo ai diritti della persona.
«Bertotti Teresa, Decidere nel servizio sociale. Metodo e riflessioni etiche, Carocci, Roma, 2016, 67.»
Tutori di autodeterminazione
Al centro del tema dell’autodeterminazione c’è la relazione che come assistenti sociali siamo chiamati a costruire con le persone e il ruolo che, all’interno di questa relazione, siamo chiamati ad esercitare. Le indicazioni del nuovo Codice, in continuità con le versioni precedenti, sono molto chiare: come assistenti sociali siamo chiamati ad essere “tutori di autodeterminazione”.
Il preambolo sottolinea che dobbiamo assumere «un comportamento professionale teso a valorizzare la capacità di autodeterminazione degli individui». L’articolo 14, relativo ai dilemmi morali, sottolinea che «le scelte professionali sono indirizzate al rispetto della libertà e dell’autodeterminazione delle persone».
Favorire le condizioni di libertà
L’articolo 26 sancisce che «l’Assistente Sociale riconosce la persona come soggetto capace di autodeterminarsi e di agire attivamente». L’articolo 27, infine, ricorda che la capacità delle persone di autodeterminarsi può essere minata da condizioni individuali, socio culturali, ambientali, giuridiche e pone in capo all’Assistente sociale il compito di favorire il raggiungimento del «miglior grado di autodeterminazione possibile».
Attenti a ciascuno e alla comunità
Un unico limite, il codice deontologico, pone al diritto di autodeterminazione delle persone: quello di conseguire il maggior vantaggio (o il minor svantaggio) per le persone coinvolte (Cf. articolo 14). Intendendo in questo riferirsi non solo alle persone seguite dal Servizio sociale, ma anche ai loro familiari, alla loro rete primaria e alla comunità tutta.
Emerge in questa importante “clausola di riequilibrio”, la cornice filosofico-culturale nella quale il nostro codice si inserisce e che fa propria la cd. etica della responsabilità […] che mette al centro il «carattere interpersonale dell’agire dell’assistente sociale, che si applica nella situazione hic et nunc»,[1] (cioè nel “qui ed ora” delle singole situazioni), avendo però uno sguardo non rivolto alla singola persona ma all’intera comunità, e – soprattutto – orientato al futuro.
Assistente sociale, presidente nazionale della Federazione Progetto Famiglia, Docente di Principi e Fondamenti del Servizio Sociale presso le Università “Federico II” di Napoli e “Aldo Moro” di Bari, Docente di Metodi e Tecniche del Servizio Sociale presso le Università della Calabria e dell’Aquila.
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