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Assistenti Sociali in politica? Certo, lo dice il Codice!
Il ruolo politico dell’Assistente Sociale, promotore del bene comune e della partecipazione attiva della gente. Le politiche sociali integrate e il contributo della comunità professionale.
Governare la città
Come tutti abbiamo ben chiaro, “politica” viene dal greco “polis”, cioè “città”. Il dizionario Treccani definisce la “politica” come la «scienza e l’arte di governare» e il “fare politica” come «l’attività di chi partecipa direttamente alla vita pubblica».
Come Assistenti Sociali siamo chiamati ad impegnarci in politica? Certo, non c’è ombra di dubbio! Ovviamente, non nel senso del partecipare ad uno specifico partito politico o del candidarsi alle elezioni (scelte legittime e meritevoli ma che vanno compiute in quanto cittadini, non in quanto assistenti sociali).
Quali sono i criteri e il senso dell’impegno politico dell’Assistente sociale? Per orientarci può essere utile sostare ancora un attimo su cos’è la politica. Ci è di grande aiuto Aristotele, secondo il quale, la “politica” è l'amministrazione della "polis" per il bene di tutti che determina la nascita di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano.
«L’Assistente Sociale riconosce il ruolo politico e sociale della professione e lo esercita agendo con o per conto della persona e delle comunità»
“Per conto” della persona e della comunità
L’articolo 7 del nuovo codice deontologico ci aiuta ad inquadrare il ruolo che ci viene affidato: «L’Assistente Sociale riconosce il ruolo politico e sociale della professione e lo esercita agendo con o per conto della persona e delle comunità, entro i limiti dei principi etici della professione».
Le parole “per conto” sono fortemente evocative. Ci dicono che abbiamo da parte dei cittadini, sia singoli (la persona) che associati (la comunità) un “mandato”. Siamo incaricati ad agire, appunto, per loro conto e, evidentemente, nel loro interesse.
“Con” la persona e la comunità
Leggendo con attenzione l’articolo 7, cogliamo che il compito politico va esercitato non solo “per conto” delle persone e della comunità, ma anche “con” le persone e la comunità. Il tema, qui, è quello della partecipazione della gente alla costruzione del bene comune.
Come Assistenti Sociali siamo chiamati ad adoperarci affinché i cittadini, singoli e associati, maturino una cultura e una pratica della partecipazione attiva. Sentiamo, in questa indicazione, tutta l’eco della definizione di Aristotele già vista sopra… in particolare laddove ci dice che l’azione politica «determina uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano».
Sviluppare e sostenere le politiche sociali
Ovviamente il primo fronte, nel quale come Assistenti Sociali siamo chiamati ad esercitare il nostro impegno per la polis, è quello relativo alle politiche sociali. Qui è molto chiaro l’articolo 39 del nuovo Codice, secondo il quale l’Assistente Sociale: «contribuisce a promuovere, sviluppare e sostenere politiche sociali integrate, finalizzate al miglioramento del benessere sociale e della qualità di vita dei membri delle comunità».
Rappresentare la comunità professionale
Un ultimo accenno al ruolo politico dell’assistente sociale il nuovo Codice lo fa in riferimento a coloro che sono eletti nel Consiglio nazionale, regionale o interregionale dell’Ordine. L’articolo 76, infatti, precisa che tale impegno si sostanzia nel far sì che la comunità professionale sia «parte rappresentata ed attiva nelle politiche regionali e nazionali».
Assistente sociale, presidente nazionale della Federazione Progetto Famiglia, Docente di Principi e Fondamenti del Servizio Sociale presso le Università “Federico II” di Napoli e “Aldo Moro” di Bari, Docente di Metodi e Tecniche del Servizio Sociale presso le Università della Calabria e dell’Aquila.
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