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"Dopo di noi": la graduale autonomia delle persone con disabilità
Inclusione, indipendenza ed integrazione: lo sviluppo dell'empowerment nelle persone con disabilità. Le Leggi a sostegno.
L'equilibrio tra il sostegno e l'autonomia
L’indipendenza, per definizione, è la capacità di provvedere e agire in autonomia, nonché la libertà da una condizione di subordinazione. Comunemente, il percorso verso l’indipendenza coincide con quello che porta all’età adulta, attraverso la graduale acquisizione delle capacità di scegliere e agire consapevolmente, assumersi delle responsabilità in piena libertà.
Questa crescita graduale risulta essere più complicata allorquando facciamo riferimento a persone con disabilità psicofisiche. In questi casi, infatti, la dipendenza dalla famiglia o dal caregiver diviene necessaria per poter svolgere molte delle attività della vita quotidiana, ma non solo: le suddette figure si rivelano indispensabili nell'accompagnare le stesse verso la graduale scoperta delle loro capacità e del mondo che li circonda.
È importante, dunque, per le famiglie, riuscire a trovare il giusto equilibrio tra il sostegno all’autonomia e l’inevitabile istinto di protezione, imparando a progettare non solo la quotidianità ma anche il futuro.
<<Il percorso verso l’autonomia deve iniziare [...] dalla più giovane età della persona con disabilità>>
Leggi a supporto
A sostegno del diritto di autodeterminazione delle persone con disabilità, e della possibilità di avere tutti i supporti necessari per realizzarlo, in Italia vi sono due leggi importanti, ancora poco conosciute: la Legge 162/1998 e la Legge “Dopo di noi” 112/2016.
La Legge162/1998 promuove sostegno e assistenza a persone con disabilità gravi, basandosi sull’analisi delle loro esigenze e di quelle della famiglia. I Piani Personalizzati sono estremamente importanti per favorire un minimo di autonomia dell'interessato, migliorare la qualità della sua vita e alleggerire il "carico" di responsabilità della famiglia.
La Legge “Dopo di noi”, invece, disciplina percorsi di accompagnamento che mirano alla totale indipendenza dell'interessato dal nucleo familiare, all'assistenza domiciliare e alla possibilità di vivere in alloggi gestiti grazie a forme di mutuo aiuto tra persone con disabilità. Il percorso verso l’autonomia deve essere un processo graduale ed è volto a garantire la loro partecipazione attiva nella società.
Inclusione lavorativa
Nei casi in cui la disabilità lo permetta, nell'incentivare una maggiore autonomia, è importante sviluppare quante più competenze e abilità possibili. Un ambiente che può favorire ciò e, in aggiunta, integrazione, partecipazione e autonomia, è quello lavorativo.
L’accesso al mondo del lavoro da parte delle persone con disabilità sta migliorando in molti paesi europei, questo anche grazie ai continui incentivi riservati alle aziende per la creazione di posizioni lavorative completamente nuove, che li vadano ad integrare.
Un valido esempio, in Italia, è quello della "Delegazione di Bari dell’Associazione Italiana Sommelier", che ha promosso il progetto “Il Sommelier Astemio” per formare suddette persone a riconoscere le caratteristiche visive e olfattive del vino, a servirlo e a raccontarlo. Attraverso la formazione, quest'iniziativa arricchisce le competenze dei ragazzi, favorendone l’inclusione - sia sociale che lavorativa -.
Tutto questo è abbastanza?
Nonostante queste premesse positive e la produzione normativa italiana, il lavoro di cura è ancora delegato principalmente alle famiglie, attorno cui lo Stato ha costruito una rete di aiuti e servizi aggiuntivi. Dalla seconda Relazione sullo stato di attuazione della Legge 112/2016, aggiornata al 31 dicembre 2018, s'evince che sono poco meno di 6 mila persone ad aver usufruito delle iniziative della Legge “Dopo di noi”, solo il 4,6%circa degli aventi diritto.
Anche il percorso verso l’inserimento lavorativo, tuttavia, presenta ancora molte difficoltà dal punto di vista del collocamento e delle barriere fisiche - architettoniche e logistiche -, che rappresentano un grave ostacolo. Il basso livello occupazionale, inoltre, potrebbe essere imputabile anche alla scarsa informazione sull’orientamento preventivo all’ingresso nel settore del lavoro. L’informazione deve essere il primo passo verso il percorso di cambiamento.
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