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Il dovere di scrivere le decisioni! Assistenti Sociali e documentazione
Documentazione professionale, decisioni e motivazioni. Presupposti di fatto e ragioni giuridiche dell’azione professionale. Scrittura e tempi di lavoro.
Gli Assistenti Sociali scrivono poco?
Non di rado, nel confronto tra professionisti di differenti discipline, emerge un’osservazione critica in merito alla ridotta produzione di documentazione professionale da parte di molti Assistenti Sociali. Questa criticità, a ben vedere, riguarderebbe non tanto la documentazione relativa agli interventi realizzati – di regola ben curata dalla grande maggioranza degli Assistenti Sociali – ma la “tracciatura” del processo decisionale, cioè di quelle tappe operative e logico-riflessive che portano l’Assistente Sociale ad assumere una decisione o a compiere una valutazione.
Efficace a questo proposito una interessante “intervista multipla” realizzata dalla Provincia di Torino, nella quale un Assistente Sociale, un avvocato e uno psicologo sono chiamati ad esprimere opinioni sulla propria categoria professionale e sulle altre due. Ebbene, l’avvocato, parlando brevemente del principale “limite” degli Assistenti Sociali, segnala che «le loro valutazioni, a volte, sfuggono».
«L’Assistente Sociale documenta, motivandolo, il processo decisionale»
Il dovere di motivare
Sul tema il nostro Codice Deontologico è molto chiaro. L’art. 14 sottolinea che l’Assistente Sociale «orienta la propria condotta alla massima trasparenza circa le ragioni delle proprie scelte e documenta, motivandolo, il processo decisionale».
Che si debba “dare ragione” delle scelte, delle valutazioni e delle azioni lo dice già dagli anni Novanta, con inequivocabile chiarezza, la Legge n. 241 sul procedimento amministrativo, laddove precisa che «ogni provvedimento (…) deve essere motivato» (art. 3, comma 1, legge 241/90). E aggiunge che «la motivazione deve indicare i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione (…), in relazione alle risultanze dell’istruttoria» (art. 3, comma 2, legge 241/90).
Occorre dunque scrivere, e farlo bene, dando conto del perché delle decisioni assunte. È evidente che si tratta di un aspetto fondamentale del lavoro dell’Assistente Sociale al quale va data massima importanza. La prof.ssa Marina Riccucci, nelle prime pagine di una interessante Guida alla stesura della documentazione di servizio sociale, afferma che l’esercizio della professione dell’Assistente Sociale «impone di scrivere in continuazione». È un’affermazione molto chiara che ribadisce il dovere di scrivere e la necessità di non farlo in modo occasionale. Non a caso molti Corsi di laurea in Servizio Sociale hanno inserito nel programma di studi uno o più laboratori di “scrittura professionale”.
Quando scrivere?
Scrivere chiede tempo… molto tempo. Una delle “lamentazioni” più frequenti degli Assistenti Sociali è che “hanno da scrivere molte relazioni” ma che il sovraccarico lavorativo e l’organizzazione dell’ufficio in cui operano impediscono loro di farlo con la sufficiente serenità. Come fare dunque? Rimandiamo su questo aspetto a quanto già detto negli articoli sul dovere di assicurare la qualità degli interventi e sull’obbligo di segnalazione del sovraccarico al proprio ente di appartenenza.
Assistente sociale, presidente nazionale della Federazione Progetto Famiglia, Docente di Principi e Fondamenti del Servizio Sociale presso le Università “Federico II” di Napoli e “Aldo Moro” di Bari, Docente di Metodi e Tecniche del Servizio Sociale presso le Università della Calabria e dell’Aquila.
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