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“Due famiglie per crescere”, l’intervista alla dott.ssa Alessandra Pavani. Parte II
Promuovere l’affido etero-familiare. La seconda parte dell’intervista alla curatrice del volume promosso dalla Fondazione “l’Albero della vita”
Sussidiarietà e lavoro di rete
“Promuovere, sostenere e concretizzare esperienze di accoglienza familiare è un qualcosa che va ben oltre il semplice lavoro. Qual è il suo pensiero riguardo l'Affido? Ci sono, secondo Lei, degli aspetti che andrebbero migliorati? Se sì, quali?”
Nelle vaste riflessioni condivise con tanti esperti in questi anni e per la mia esperienza all’interno dell’albero della vita, un aspetto importante è che le famiglie non siano lasciate sole. L’affido non è una questione privata ma coinvolge l’intera rete; rete che stabilisce delle condizioni sostenibili in cui si possa permettere una fioritura.
Inoltre, è ormai noto che bisogna lavorare molto sulle modalità di collaborazione tra pubblico e privato sociale, un lavoro di stretta concertazione. In uno dei recenti percorsi di formazione sul tema dell’affido che abbiamo realizzato, abbiamo voluto utilizzare la parola “sussidiarietà reciproca e circolare”, che dà significato al trasmettere l’esperienza, alla condivisione di valori, accordi e ruoli. Ciò permette di superare i numerosi timori che ci possono essere, lavorando sulle risorse delle persone, aiutando le famiglie a sentirsi pronte.
<<L’affido è un progetto che diventa realizzabile soltanto con la partecipazione di tutti gli attori>>
Amare, insieme, crescere
“Se dovesse descrivere l'affidamento con due parole, quali utilizzerebbe e perché?!”
Una domanda davvero molto difficile ma, ad essere sincera, le parole che mi sono venute in mente sono tre, ovvero: “amare”, “insieme” e “crescere”. Insieme perché l’affido è un progetto che diventa realizzabile soltanto con la partecipazione di tutti gli attori, permettendo la crescita e lo sviluppo del bambino. Amare e crescere si collegano a questo concetto: tutti gli operatori sono presenti per dare sostegno alle due famiglie e al bambino, in un rapporto di piena condivisione e fiducia, anche tra le stesse famiglie.
Condivisione e conoscenza
“Durante il suo percorso lavorativo, nei vari progetti che ha seguito, ha vissuto un'esperienza che ricorda con piacere o che l'ha particolarmente colpita?”
Si, una vera e propria esperienza personale di affido. Ho avuto il dono di poter vedere davanti ai miei occhi, e tra le mie mani, un bambino crescere in una famiglia affidataria…la mia. Ho assistito ad una trasformazione “preziosa”, con tanti nodi che si sciolgono, e ho potuto capire quanto con l’ambiente adatto e i giusti affetti è possibile che la vita del bambino possa ritornare al suo normale corso.
Giunti a questo punto, cosa consiglierebbe a chi, in questo momento, sta leggendo quest'intervista ed è intenzionato ad accogliere un minore? A chi è titubante, invece?
Dunque, per chi è già intenzionato ad accogliere, suggerisco di dare spazio al proprio sé interiore nelle forme possibili per la sua famiglia, poiché ci sono moltissimi modi per poter aiutare.
Per chi invece è ancora titubante, il primo invito è quello di informarsi senza timore e senza prendersi un impegno troppo vincolante, proprio perché c’è bisogno di entrare in contatto con il tipo di esperienza che l’affido è. Si potrebbe, magari, incontrare chi è già coinvolto in questo tipo di esperienza: solo in questo modo si può capire se è il momento giusto per fare questa importante e delicata scelta.
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Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)