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Ecologia e Servizio Sociale. Nuove frontiere del Codice Deontologico
Modelli di sviluppo, degrado ambientale, sostenibilità ecologica. Ecco le nuove frontiere del ruolo politico degli Assistenti Sociali.
Come gli Assistenti Sociali devono contribuire alla tutela dell’Ambiente?
Come Assistenti sociali siamo chiamati ad attivarci per promuovere modelli di sviluppo sani, sia per le persone che per l’ambiente. A chiederlo è il Nuovo Codice Deontologico dell’Assistente Sociale, laddove ci indica il dovere di combattere congiuntamente sia il degrado ambientale che quello sociale. Un impegno che può comportare non poche difficoltà.
«L’Assistente Sociale concorre alla produzione di modelli di sviluppo rispettosi dell’ambiente»
Assistenti Sociali ecologisti?
Il Nuovo Codice Deontologico dell’Assistente sociale, approvato il 21 febbraio 2020 e in vigore dal 1° giugno 2020, introduce tra i nostri doveri anche quello di contribuire alla tutela dell’ambiente. Si tratta di una scelta non secondaria, tant’è che il tema è stato introdotto nel Titolo II del codice, dedicato ai Principi generali della professione.
In particolare, all’articolo 13 del Codice, si sottolinea che l’Assistente sociale «concorre alla produzione di modelli di sviluppo rispettosi dell’ambiente, della sostenibilità ecologica e della sopravvivenza sociale, consapevole delle difficoltà nel rapporto tra l’essere umano e l’ambiente».
Modelli di sviluppo
Il compito a cui come Assistenti sociali siamo chiamati non è semplicemente quello di assumere condotte ecologicamente rispettose. Non ci si chiede soltanto di “non inquinare”, dovere che abbiamo in quanto cittadini e, prima ancora, come esseri umani.
Il Nuovo Codice “ordina” di contribuire attivamente alla costruzione dei modelli di sviluppo delle nostre comunità. La portata di queste indicazioni è enorme e conferma l’evoluzione del nostro ruolo nella direzione di un welfare universalista che si rivolge non solo ai portatori di disagi conclamati, ma che mira a promuovere il benessere sociale di tutti.
Emerge con forza, dunque, il ruolo politico a cui come Assistenti Sociali siamo chiamati. “Politico” nel senso di “inerente alla edificazione della Polis”, della “Città”. Dovere evidenziato già nell’art. 7 del Nuovo Codice, laddove si precisa che «l’assistente sociale riconosce il ruolo politico e sociale della professione e lo esercita».
Sostenibilità ecologica e sopravvivenza sociale
Il Nuovo Codice, nell’art. 13 che stiamo analizzando, connette il tema della sostenibilità ecologica con quello della sopravvivenza sociale. L’idea di fondo è quella di uno sviluppo integrale e della stretta connessione tra il benessere dell’umanità e quello del pianeta che essa abita.
Questa sottolineatura si inserisce in una più ampia evoluzione culturale che raccoglie spinte importanti che vanno dai Fridays for Future promossi dalla giovanissima Greta Thunberg all’enciclica Laudato Sii di Papa Francesco. Nel magistero di quest’ultimo, in particolare, assistiamo alla forte connessione del tema dell’inquinamento con quello del degrado sociale.
Una strada in salita
Il Nuovo Codice, affidandoci i compiti di “promozione ecologica” sopra descritti, ci invita ad aver ben chiare le fatiche che essi comportano. Ci chiede infatti di essere «consapevoli delle difficoltà nel rapporto tra l’essere umano e l’ambiente». Occorre aver ben chiaro che non basta contribuire alla diffusione di una generica sensibilità ambientale ma che occorre mettere mano ai sistemi di produzione e di consumo e ai connessi meccanismi economici, la cui evoluzione non avverrà con facilità né senza pene.
Assistente sociale, presidente nazionale della Federazione Progetto Famiglia, Docente di Principi e Fondamenti del Servizio Sociale presso le Università “Federico II” di Napoli e “Aldo Moro” di Bari, Docente di Metodi e Tecniche del Servizio Sociale presso le Università della Calabria e dell’Aquila.
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