📬 Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità ? Iscriviti alla Newsletter!
Complimenti!
Siamo lieti della tua iscrizione alla nostra newsletter. A breve inizierai a ricevere i nostri aggiornamenti.
In segno di benvenuto desideriamo farti un dono prezioso. Se vuoi, puoi accedere gratuitamente ad uno dei nostri corsi FaD Metodologici da 2 crediti.
Visita il "Negozio", scegli il corso che ti interessa e segnalacelo inviando un sms al numero 380 749 3597.
In breve tempo ti ricontatteremo al numero dal quale ci avrai scritto e attiveremo il tuo accesso gratuito al corso. Cordiali saluti, dr.ssa Carmela Carotenuto (responsabile del tutoraggio del Centro Studi).
Neonati nel cassonetto o lanciati dai balconi. La solitudine che uccide
Infanticidi, solitudine e disperazione. Desertificazione sociale e sfiducia. Ruolo delle istituzioni, mappa delle solitudini e centri relazionali.
Un infanticidio al meseÂ
Ragusa, 5 novembre 2020: un neonato viene ritrovato in un cassonetto, miracolosamente vivo. Il giorno dopo, a Trapani, una 17enne uccide il figlio appena nato lanciandolo dal balcone. I due episodi siciliani sono solo gli ultimi di una nera scia che attraversa tutto lo Stivale. Secondo i dati del Rapporto Eures[1] negli ultimi 4 anni in Italia sono stati 42 i bambini con meno di 5 anni assassinati dai genitori. Quasi uno al mese.
«Una solitudine che genera sentimenti di totale disperazione, che spingono a gesti estremi»Â
Solitudine e disperazione
Ciascuna di queste macabre vicende ha le sue circostanze particolari. Ognuno di questi genitori figlicidi ha la sua storia, le sue crisi, i suoi lati bui. Non possiamo però non provare ad interrogarci sulle “cause comuni” di un dramma di così oscuro e sulle risposte che occorre mettere in campo.
Una solitudine che genera sentimenti di totale disperazione, che spingono a gesti estremi, specie in una società nella quale la realizzazione personale è pensata e perseguita sempre più come affermazione dell’io e la sovrabbondanza di stimoli e risposte consumistiche lascia l’uomo impreparato di fronte alla sofferenza e al sacrificio.
Dove sono i Servizi Sociali e istituzioni?
«Avevo paura di dire ai miei genitori che ero incinta». Ha affermato la giovane madre trapanese. Dov’erano – ci chiediamo – il padre del bambino, i parenti e gli amici di entrambi, i vicini di casa? Dov’erano le istituzioni territoriali, dalla scuola (la ragazza era ancora nell’etĂ dell’obbligo scolastico) al medico di famiglia, ai Servizi Sociali? Dove la parrocchia, le associazioni e le varie realtĂ di quartiere? Dov’erano gli stessi genitori della ragazza, così distratti e lontani da non accorgersi della gravidanza della figlia?Â
I dati Istat ci dicono che ogni dieci italiani uno è anziano e solo. Che ogni dieci famiglie italiane con figli, due sono monogenitoriali, cioè formate da un solo genitore (che cresce da solo uno o più figli). Che i tassi di fiducia tra le persone sono ai minimi storici (quattro italiani su cinque dichiarano che occorre “stare molto attenti” nei confronti del prossimo). Che negli ultimi trent’anni si è quasi dimezzato il numero di nuclei familiari che ricevono aiuti dai vicini.
Assistente sociale, presidente nazionale della Federazione Progetto Famiglia, Docente di Principi e Fondamenti del Servizio Sociale presso le Università “Federico II” di Napoli e “Aldo Moro” di Bari, Docente di Metodi e Tecniche del Servizio Sociale presso le Università della Calabria e dell’Aquila.
Ti andrebbe di scrivere un articolo per il nostro blog?
Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)