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“Adottabili non adottati”: l’ombra della disabilità
Disabilità e adozione: il diritto dei bambini a vivere in famiglia. Paure ed interventi a confronto.
La famiglia si allarga...
Il diventare genitori comporta inevitabilmente dei cambiamenti nella vita quotidiana; cambiamenti che spesso inducono ad affrontare situazioni nuove, sfide particolari e talvolta complesse…dai contorni indefiniti. Venire a conoscenza dell’arrivo di un bambino con disabilità, poi, vuol dire entrare a contatto con una realtà che può spaventare.
"Saremo in grado di assisterlo? Come affronteremo le spese mediche? Riuscirà ad integrarsi nella società?", questi e molti altri sono gli interrogativi che si pongono i neogenitori: non tutte le famiglie, infatti, pensano di essere in grado di potersi prender cura adeguatamente del bambino o, ancora, seppur volenterosi, credono di non possedere gli strumenti necessari per poterlo fare. Cosa succede in questi casi? L’intervento e il supporto delle reti risulta essere fondamentale.
<<Adottare un bambino è una grande opera d’amore: quando è fatto, molto è dato… ma molto è anche ricevuto. È un vero scambio di doni>>
“Adottabili non adottati”
La Legge n°184 del 1983 sancisce in modo chiaro il diritto del bambino a crescere nella propria famiglia, in quanto è considerato l’ambiente maggiormente idoneo per il suo corretto sviluppo. In virtù del suo superiore interesse, è necessario dunque offrire non solo interventi diretti a risolvere, se possibile, situazioni di difficoltà e di disagio, ma anche azioni volte al sostegno e al superamento delle difficoltà che può comportare la disabilità. È un diritto del bambino sviluppare relazioni significative, stabilire un rapporto solido con le proprie figure di riferimento. La disabilità non deve certo inficiare questo diritto… eppure i dati dicono anche altro.
Qualora i genitori decidessero di rinunciare al loro ruolo, nonostante gli aiuti ricevuti, il Tribunale per i Minorenni dispone l’adottabilità del bambino. Tuttavia, secondo varie ricerche effettuate, tanti sono i minorenni con disabilità dichiarati “adottabili ma non adottati”: si tratta di quei bambini e ragazzi per i quali il Tribunale per i Minorenni non ha trovato persone disponibili ad accoglierli…talvolta, ciò può dipendere dalla gravità della disabilità.
In questi casi, il Tribunale può decidere di estendere la ricerca a persone single o coppie non coniugate, purché esse risultino idonee ad educare, istruire e mantenere il minore con disabilità. Sarà il giudice, ovviamente, a valutate caso per caso. Un esempio di quanto affermato è quello di Luca, un ragazzo napoletano single che ha accettato di adottare Alba, una neonata con sindrome down.
Come procedere per l’adozione?
Per procedere con l’adozione di bambini “speciali” bisogna segnalare la propria disponibilità nel momento in cui si presenta la tipica domanda di adozione: nel caso in cui si abbia già l’idoneità, basta inviare una comunicazione integrativa al Tribunale; qualora, invece, non si avessero i requisiti di idoneità, è possibile segnalare al Tribunale la propria disponibilità per gli “adottabili non adottati”. La stessa dichiarazione può essere segnalata anche all’eventuale Servizio Adozioni attivato dalle istituzioni territoriali (Comuni, Asl) e alle Associazioni ed enti di Terzo Settore che collaborano con i Tribunali in questo campo1.
Cosa fare?
Cosa si potrebbe fare per incentivare e sostenere le famiglie nell’adozione di bambini con disabilità? Di certo, il confronto, la condivisione e il mutuo aiuto tra le stesse possono recare gran beneficio a tutti i membri coinvolti. Sarebbe poi auspicabile avere dei censimenti da parte degli enti territoriali. Per le Politiche sociali, infatti, la necessità degli aggiornamenti dei dati statistici è fondamentale, in quanto legata alla progettualità: senza dati precisi che descrivano la realtà, diviene difficile proporre soluzioni per garantire servizi idonei.
A tutto ciò, andrebbero affiancate iniziative di sensibilizzazione al tema che coinvolgano le associazioni territoriali che, a contatto con le famiglie del luogo, possono individuare potenziali genitori affidatari tra le persone che dimostrano di aver a cuore la tematica.
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Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)