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Assessment dei bisogni, dei rischi, delle risorse. Approccio diagnostico, procedurale e della reciprocità dell'Assistente Sociale.
Come scegliere gli interventi più adeguati?
Sappiamo bene, come Assistenti Sociali, quanto sia difficile scegliere l’intervento più opportuno da realizzare per accompagnare le persone verso il loro benessere. La fretta, la solitudine, la diversità delle problematiche sono solo alcuni dei fattori che rendono queste scelte molto difficili.
Sul piano metodologico è importante realizzare un’attività di Assessment, prestando attenzione all’analisi dei bisogni, delle risorse e dei rischi. Centrali sono le competenze tecniche e scientifiche dell’Assistente Sociale e il ricorso a precisi protocolli di valutazione. Milner e O’Byrne ci invitano ad integrare questi strumenti con un dialogo profondo con le persone che permetta di realizzare valutazioni condivise.
«è importante realizzare un’attività di Assessment, prestando attenzione all’analisi dei bisogni, delle risorse e dei rischi».
Significato di Assessment
“Assessment” che cosa significa? Come Assistenti Sociali abbiamo ben chiaro che si tratta di un termine che proviene dal mondo anglosassone. Letteralmente significa “valutazione”.
Ma di che tipo di valutazione parliamo? Nel processo di intervento, l’Assessment ha a che fare con la valutazione iniziale delle azioni e delle misure che si devono attuare. “Valutazione iniziale” significa decidere quale intervento realizzare e quale no.
Quindi, l’Assessment è un'azione di discernimento, di discriminazione. Ovviamente, non discriminazione nei confronti delle persone, dei cittadini, degli utenti, ma discriminazione tra le varie possibilità d’azione. Dobbiamo cioè decidere, a fronte di un’ampia platea di possibilità, qual è l’intervento più opportuno, quella più adatto.
Valutazione di bisogni, rischi e risorse
Un adeguato lavoro di Assessment richiede un approccio riflessivo, capace di valutare in modo puntuale tutti i bisogni, i rischi e le risorse in gioco. Occorre cioè considerare con attenzione quali sono i fattori negativi e quali quelli di protezione, gli elementi di difficoltà e le risorse positive delle persone alle quali dedichiamo le nostre attenzioni.
Tre tipologie di Assessment
Una importante indicazione metodologica sulla valutazione iniziale degli interventi ci viene data da Milner e O’Byrne. Questi due autori, nel testo Assessment in Social Work, suggeriscono di distinguere tre tipologie di Assessment.
Loro individuano:
l’Assessment diagnostico;
l’Assessment procedurale;
l’Assessment della reciprocità.
Assessment Diagnostico
L’Assessment Diagnostico è, ad avviso di Milner e O’Byrne, quello per il quale pur basandosi correttamente su competenze e conoscenze elevate, la valutativa è “troppo” incentrata sull’assistente sociale. In questa forma di Assessment tutta l’attenzione è rivolta sulle capacità di colui che compie la valutazione.
Ne scaturisce una valutazione realizzata non “con l’utente”, ma “sull’utente”. Si tratta di un approccio nel quale l’Assistente sociale non entra in una interazione dinamica con le persone. Questa mancanza di interazione impoverisce lo stesso Assessment perché essa soltanto può permetterci di giungere ad una valutazione sufficientemente approfondita.
Assessment Procedurale
La seconda tipologia di Assessment proposta da Milner O’Byrne è quella dell’AssessmentProcedurale. In questo approccio sono al centro i protocolli di intervento, le procedure operative. Non di rado si tratta di una modalità operativa che si concentra soprattutto sulla corretta compilazione della modulistica prevista.
Come Assistenti Sociali sappiamo che l’uso di procedure e moduli è importante. Ad esempio, ci aiuta a rendere esplicita la nostra azione valutativa. Ci facilita la definizione e la registrazione di quali sono gli indicatori e i parametri utilizzati. Occorre però stare attenti a non diventare dei “compilatori di moduli”, distanti dalla realtà delle persone.
Assessment della Reciprocità
La terza tipologia di Assessment suggerita da Milner e O’Byrne è l’Assessment della Reciprocità. Ad avviso dei due autori, si tratta dell’approccio più adeguato ad un intervento di servizio sociale.
In questo modello di valutazione, come Assistenti sociali siamo invitati ad impegnarci in un percorso di stretta collaborazione con le persone. Si tratta cioè di una attività di co-valutazione, di una crescita condivisa. L’obiettivo è approfondire la consapevolezza comune dei bisogni e delle risorse, per giungere insieme alla scelta dell’intervento da realizzare.
Reciprocità difficile ma necessaria
Nei casi in cui dovesse emergere una differenza di vedute tra l’assistente sociale e i suoi assistiti questo porterebbe ad una complessità. Pensiamo, ad esempio, alle situazioni nelle quali occorre effettuare l’allontanamento temporaneo di un bambinodalla sua famiglia, per effetto di una disposizione giudiziaria.
Come Assistenti sociali sappiamo bene che l’intesa con la famiglia, in questi casi, è cosa ardua. Ciononostante, sappiamo anche che nessun percorso di fuoriuscita dalla condizione di disagio è possibile se non attraverso un’assunzione di coscienza da parte delle persone coinvolte. Gli allontanamenti temporanei dei bambini sarebbero parzialmente inefficaci se fossero soltanto subìti e vissuti male dai genitori? Questo non significa essere compiacenti né rinviare interventi urgenti che spesso hanno l’obiettivo di tutelare nell’immediato il benessere dei bambini.
Occorre però che siamo ben consapevoli dell’assoluta necessità di impegnarci nella sfida della reciprocità per costruire visioni condivise con le persone.
Assistente sociale, presidente nazionale della Federazione Progetto Famiglia, Docente di Principi e Fondamenti del Servizio Sociale presso le Università “Federico II” di Napoli e “Aldo Moro” di Bari, Docente di Metodi e Tecniche del Servizio Sociale presso le Università della Calabria e dell’Aquila.
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