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Social Media e Servizio Sociale: la tutela dell’immagine e il risalto della rappresentazione identitaria degli Assistenti Sociali
Il Nuovo Codice Deontologico (NCD) dedica due importanti articoli alla tutela dell’immagine professionale al tempo dei social media, dando molto risalto alla rappresentazione identitaria che l’Assistente Sociale fa di sé agli occhi del suo network e dell’opinione pubblica. Nello specifico, all’articolo 21, incluso nel Titolo III, dedicato ai doveri e responsabilità generali dei professionisti, si stabilisce che l’assistente sociale deve mantenere un comportamento consono all’integrità, al prestigio e alla dignità della professione, anche nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa e in particolare dei social network e dei social media.
« E’ importante valorizzare e migliorare la considerazione che l’opinione pubblica ha nei confronti del ruolo e delle funzioni del Servizio Sociale»
Nell’articolo 72, invece, collocato all’interno del Titolo VIII e dedicato alle responsabilità verso la professione, si stabilisce che l’Assistente Sociale si adopera in ogni sede per la promozione, il rispetto e la tutela dell’immagine della comunità professionale e dei suoi organismi rappresentativi, garantendo l’integrità e il decoro anche nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa e in particolare dei social network e dei social media. Come si evince, rispetto all’art. 21, l’art. 72 include anche delle finalità promozionali. Infatti, non si limita a prescrivere la difesa della reputazione e della credibilità professionale, ma invita anche a valorizzare e a migliorare la considerazione che l’opinione pubblica ha nei confronti del ruolo e delle funzioni del Servizio Sociale.
In questi due articoli vengono presentati dei concetti tra loro simili, sebbene con sfumature di significato diverse. Il termine ricorrente è quello di “integrità” (dal lat. integrĭtas -atis) che va intesa come assoluta e immacolata rettitudine, non adombrata da nessuna macchia o elemento di discredito. Il “decoro”, invece, (dal lat. decorum, sost. dell'agg. dĕcorus "bello, elegante") suggerisce la necessità di mantenere compostezza e contegno di fronte agli altri come forma di rispetto verso il proprio ruolo, mentre la “dignità” (dal lat. dignĭtas -atis) va intesa come intrinseco valore della professione e conseguente riguardo nei suoi confronti. Più complesso risulta il concetto di “prestigio” (dal lat. praestigia, al plur., praestigiae «giochi di prestigio») utilizzato con l’ accezione positiva di autorevolezza, sebbene il termine possa anche all’alludere all’uso deliberato dell’illusione e della mistificazione.
Tutte queste quattro dimensioni (decoro, dignità, integrità e prestigio) entrano in gioco nell’uso del social media e rimandano sia alle esternazioni pubbliche del proprio pensiero e dei propri valori, che chiaramente dovrebbero essere coerenti con quelli della professione, ma anche ai livelli di riservatezza rispetto alla condivisione dei propri dati personali (es. famiglia, tempo libero, interessi, opzioni politiche-partitiche), al look che si decide di adottare, allo stile interattivo che si mantiene nelle arene digitali e anche all’ampiezza e alla composizione del proprio network.
In assenza di indicazioni specifiche sulla possibilità di interagire o meno con i destinatari dei propri interventi di aiuto, sui dati sensibili da non divulgare o sul livello di “compostezza social” delle proprie foto personali, si registra una grande eterogeneità di comportamenti o abitudini d’uso: dall’assistente sociale che assume nei vari ambienti digitali atteggiamenti fin troppo disinvolti, al professionista che evita anche di mostrare il proprio volto come immagine di profilo.
È presumibile che la comunità professionale sarà chiamata nel corso dei prossimi anni ad un intenso confronto interno per sviluppare una social media policy condivisa per integrare un livello accettabile di libertà con la prudenza nell’esposizione on line e con condivisi indicatori di decoro professionale.
Assistente sociale specialista presso il Ministero della Giustizia (Ufficio di Servizio Sociale Minorenni di Catania). Sociologia e formatrice presso vari Enti è docente a contratto di Principi e Fondamenti del Servizio Sociale presso l'Università degli Studi di Catania. E' Presidente dell'Ente Attività Sociali di Acireale - E.T.S. che cura la formazione nel settore socio-educativo e la realizzazione di progetti volti ad incrementare il capitale sociale della comunità.
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