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Il servizio sociale nella digital age: quale antropologia?
Nuova concezione umanistica: centralità e unicità. Sistema integrato mente-corpo-anima. Rivoluzione digitale, giustizia ed equità sociale.
Il servizio sociale nella digital age: quale antropologia?
Di Maria Pia Fontana
La prospettiva antropologica su cui poggia il nuovo Codice deontologico (NCD) dell’assistente sociale si ispira ad una concezione umanistica che ribadisce la centralità e l’unicitàdella persona nelle sue specificità biologiche, psicologiche, sociali, culturali e spiritualiin rapporto al suo contesto di vita (art.8). Ciò evidenzia il valore sia della dimensione fisica che di quella spirituale e sociale dell’essere umano, come componenti imprescindibili del sistema integrato mente-corpo-anima, che a sua volta si plasma e si modifica nell’interazione con l’ambiente circostante.
Nella cornice dei cambiamenti sociali, economici e culturali generati dalla rivoluzione digitale, al Servizio Sociale spettano nuove sfide
Viviamo tuttavia in un clima culturale in cui è forte la prospettiva del post-umanesimo che sostiene la liceità delle trasformazioni del corpo verso una sua progressiva ibridizzazione con la macchina, per superare i limiti posti dalla natura o da condizioni di svantaggio psico-fisico come la malattia o l’handicap. Inoltre, la visione filosofica che fa da sfondo allarivoluzione digitale (Floridi, 2017) parte dal presupposto che l’uomo non occupi più una posizione di centralità nell’universo o nel mondo naturale e neppure possa vantare una superiorità grazie alle sue capacità logiche, ampiamente superate dalle possibilità di calcolo ed elaborazione proprie dell’intelligenza artificiale.
Nella cornice dei cambiamenti sociali, economici e culturali generati dalla rivoluzione digitale, al Servizio Sociale spettano nuove sfide, che sono al tempo stesso sia di tipo deontologico che operativo, e sollecitano una rilettura degli articoli della carta codicistica. A titolo esemplificativo la difesa dei principi della giustizia e dell’equità sociale (art. 6 del NCD) deve contemplare l’estensione delle possibilità di accesso alla rete e della lotta al digital divide, considerato che la fruizione di molti dei servizi pubblici, ma anche le nuove forme di partecipazione civica e di socializzazione, richiedono specifiche competenze digitali.
Anche la lotta alle discriminazioni (art.9) e la promozione dell’autodeterminazione (art. 26, 27) dovrebbero essere riconfigurate in senso digitale e il Servizio Sociale dovrebbe assumere un ruolo di sentinella critica per evitare che le persone possano essere vittime dei processi di categorizzazione e di profilazione on line che attraverso l’uso di algoritmi possono orientare le scelte individuali o possono condizionare le opportunità come anche le risorse a disposizione (in termini di informazione, servizi, possibilità occupazionali, ecc.).
Allo stesso modo, il contrasto allesituazioni di violenza, trascuratezza e oppressione nei confronti di tutti coloro che sperimentano una condizione di fragilità (art. 28) implica anche un’attenzione alle nuove forme di manipolazione, vessazione o controllo digitale. Anche le problematiche emergenti relative ad un rapporto disfunzionale con la tecnologia, perché la persona sviluppa un legame patologico di iper-connessione o perché utilizza i nuovi media come strumenti di prevaricazione o di diffusione dei “virus della disinformazione”, sollecitano il Servizio Sociale a dotarsi di nuove consapevolezze, saperi e modalità operative, al fine di adeguare il suo intervento alla complessità del presente e ad una società sempre più digitalizzata.
In definitiva siamo agli albori di un nuovo modo di interagire, conoscere e partecipare alla vita comunitaria che modificherà sensibilmente il lavoro di aiuto sociale e produrrà un grande fermento culturale e operativo negli anni che verranno.
Assistente sociale specialista presso il Ministero della Giustizia (Ufficio di Servizio Sociale Minorenni di Catania). Sociologia e formatrice presso vari Enti è docente a contratto di Principi e Fondamenti del Servizio Sociale presso l'Università degli Studi di Catania. E' Presidente dell'Ente Attività Sociali di Acireale - E.T.S. che cura la formazione nel settore socio-educativo e la realizzazione di progetti volti ad incrementare il capitale sociale della comunità.
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