I gruppi di auto aiuto: alternativa ai percorsi di cura tradizionali

Home
/
Blog AffidoBlog Social Work
/
I gruppi di auto aiuto: alternativa ai percorsi di cura tradizionali

Dipendenze, Disabilità… percorsi alternativi: ambiente di parità, condivisione dei problemi. Potenzialità e ruolo dei servizi sociali: una svolta nel processo di aiuto.

Quando nascono?

Nell’ambito del lavoro sociale, i gruppi di auto mutuo aiuto sono una realtà ormai consolidata. La prima esperienza di auto aiuto ha avuto inizio negli Stati Uniti nel 1935, anno in cui nacque il famoso gruppo degli “alcolisti anonimi’’.[1]  

«Partecipare a questo tipo di percorso può aiutare a spezzare l’isolamento individuale in cui la persona può trovarsi»

L’idea di costituire un percorso di cura alternativo partì dalla convinzione che le istituzioni tradizionali non erano capaci di dare una risposta adeguata a determinati bisogni.

Il consolidamento di tali gruppi  avvenne in un contesto socio-culturale in cui le persone con problemi di alcol dipendenza erano abbandonate a sé stesse. Parliamo di persone considerate dei “falliti sociali’’, responsabili della propria condizione di dipendenza.                                                                                                                                                    

Gli alcolisti anonimi, hanno costituito il modello di riferimento per la realizzazione di altri gruppi nati per affrontare  problematiche differenti: dipendenza dal gioco, disturbi alimentari, dipendenza da sostanze stupefacenti , handicap fisici e/o psichici.

Che cosa sono i gruppi di auto aiuto?

I gruppi si fondano sulla libera associazione di persone accomunate da una stessa problematica, che riconoscono l’importanza delle le potenzialità del reciproco sostegno.[2]

Partecipare a questo tipo di percorso può aiutare a spezzare l’isolamento individuale in cui la persona può trovarsi a causa di  problematiche come quelle sopracitate.

Infatti, all’interno dei gruppi, è promosso un ambiente di parità, in cui non esiste una gerarchia piramidale che identifica un ’ leader’’. Tutti hanno la possibilità di esprimere le proprie opinioni, proporre attività e costituirsi parte attiva del gruppo.

Da questa esperienza di supporto e condivisione dei problemi, ciascun membro apprende nuovi metodi per gestire la situazione di difficoltà. Questo aspetto è fondamentale perché consente alla persona di acquisire fiducia in sé stesso e di sentirsi meno solo.

I gruppi di auto aiuto si distinguono da altri tipi di gruppi per il fatto di non essere condotti da un operatore professionista. Spesso è presente un facilitatore, che aiuta il gruppo a costituirsi senza imporsi in modo direttivo. I compiti di un facilitatore possono essere vari, come organizzare gli incontri, scegliere gli spazi e i tempi di essi e  agevolare la comunicazione tra i membri.

Struttura degli incontri

In alcune circostanze i gruppi strutturano gli incontri seguendo una prassi standard: è il caso del gruppo alcolisti anonimi che si basano sul modello dei 12 passi. In altri casi, i gruppi preferiscono non strutturare gli incontri e lasciare massima libertà ai partecipanti.

Infine anche gli obiettivi sono piuttosto difficili da classificare in quanto dipendono dal motivo per cui si è deciso di costituire il gruppo.

Qual è il ruolo dei Servizi Sociali?

Identificare quale sia il ruolo dei servizi sociali nei gruppi di auto aiuto può essere difficile. Questo perché spesso nascono dall’attivazione spontanea di persone che condividono una medesima difficoltà.

D’altra parte, il gruppo deve poter contare su una base di partenza. Il compito di reclutare i membri  può essere affidato ad un professionista: un medico, uno psicologo oppure un assistente sociale. Ad essi spetta l’incarico di organizzare il gruppo, per poi lasciarlo sviluppare autonomamente.

Tuttavia, il ruolo dei servizi, non si limita solo al momento costitutivo del gruppo. Gli operatori dei servizi , ad esempio, possono fornire informazioni sui gruppi. Se necessario, possono anche certificare ai fini legali la valenza terapeutica della frequenza ai gruppi.[3] 



[1] Maria Luisa Ranieri, Assistente sociale domani volume 1, Erickson, 2016, pag 240

[2] Cinzia Albanesi, il gruppo di auto aiuto,  Carocci, Roma, 2002

[3] Maria Luisa Ranieri, Linee guida e procedure di servizio sociale, Erickson, Trento, 2014, p.392


Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
Scrivi un Messaggio
Accetto la Privacy Policy
L'invio del tuo messaggio è andato a buon fine.

Siamo lieti che tu ci abbia scritto! A breve il messaggio sarà visionato dallo Staff del Centro Studi. Ti risponderemo quanto prima.

Cordiali saluti, la Tutor del Centro Studi, dr.ssa Carmela Carotenuto.
Oops! Qualcosa è andato storto!