L’istituto della messa alla prova: strumento preventivo e riabilitativo?

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L’istituto della messa alla prova: strumento preventivo e riabilitativo?

Messa alla prova: atto da sanzionare o richiesta d’aiuto? Ruolo attivo del minorenne: responsabilizzazione e inserimento sociale.

Messa alla prova: quando e perchè

I processi penali minorili sono caratterizzati da un grado minore di severità e pertanto vengono previste misure alternative alla detenzione, tra queste si afferma la messa alla prova. Parliamo di uno strumento impiegato nel corso di un procedimento penale e consente la sospensione del procedimento stesso «nella fase decisoria di primo grado per reati di minore allarme sociale»[1].

«Aiutare il ragazzo a far luce sui lati oscuri del suo processo di sviluppo»

Misura alternativa alla sanzione

Si tratta di una procedura speciale che determina l’affidamento del minorenne, che ha commesso un reato, ai Servizi Sociali incaricati di costruire un programma personalizzato volto alla riabilitazione e reinserimento sociale del ragazzo. 

Il giovane decide volontariamente di avvalersi di tale strumento e sceglie di svolgere delle attività di pubblica utilità. L’esito positivo della messa alla prova determina l’estinzione del reato impedendo quindi la prosecuzione del procedimento penale.

La possibilità di prevedere questa misura alternativa porta ad osservare il reato commesso non solo da un punto di vista penale come atto da sanzionare, ma al contrario, si afferma un punto di vista sociale che guarda al reato come una richiesta di aiuto.  

Prevenzione e riabilitazione?

Ugo Ciaschini, nel saggio intitolato “Servizio sociale minorile e giustizia penale”, spiega come un reato, visto come fatto-reato, assume l’aspetto di un pretesto, «un’occasione per approntare un intervento di sostegno nei confronti del minore che, attraverso il suo agito, ha comunicato che qualcosa non va»[2]. Si tratta quindi di offrire supporto ai giovani che, a causa di una mancanza di risorse, strumenti e relazioni idonee, si trovano coinvolti in situazioni sanzionabili secondo l’ordinamento italiano.

L’intento della messa alla prova è quello di offrire al ragazzo un modo per cambiare il suo percorso di vita, offrendogli la possibilità di sanare le mancanze che l’hanno condotto a commettere il reato. Lo stesso Ciaschini afferma che l’obiettivo della messa alla prova è quello di «aiutare il ragazzo a far luce sui lati oscuri del suo processo di sviluppo, progettandone un nuovo tracciato»[3].

La messa alla prova tende quindi verso una crescita del giovane, tale da favorire un comportamento più responsabile nel corso della sua vita. Da qui comprendiamo come questo strumento possa prevenire i reati futuri favorendo la responsabilizzazione del ragazzo e mettendogli a disposizione risorse e strumenti idonei. Il ragazzo potrà dimostrare la propria volontà di cambiare e questo gli permetterà di costruire un contesto di vita e relazionale funzionale a uno sviluppo positivo.

L’efficacia della messa alla prova

Perché la messa alla prova dia i risultati che ci si aspetta è importante che il ragazzo ricopra un ruolo attivo nella costruzione del proprio progetto e attraverso la costruzione di una rete relazionale efficace si riuscirà a supportarlo durante le diverse fasi del percorso.

Si tratta quindi di favorire l’inserimento sociale del ragazzo attraverso un processo di rieducazione che, se correttamente eseguito e interiorizzato dal giovane, permetterà di prevenire i futuri reati interrompendo il circolo vizioso che spesso si crea entrando nel sistema penale.

La messa alla prova mette quindi a disposizione le risorse necessarie per supportare il minorenne durante una fase particolarmente a rischio del suo percorso di crescita.



Note:

[1]https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_2_3_1_2.page#:~:text=Messa%20alla%20prova.%20La%20messa%20alla%20prova%20%C3%A8,primo%20grado%20per%20reati%20di%20minore%20allarme%20sociale.

[2] Ugo Ciaschini, Servizio sociale minorile e giustizia penale, Carocci editore, 2012, p.180.

[3] Ivi. p.181.


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