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Oltre Bibbiano, la tutela dell’infanzia. Intervista alla prof. Teresa Bertotti (3° parte)
Commissione parlamentare d’inchiesta e welfare minorile e familiare. Diritto al rispetto e servizi per bambini e famiglie. Comunità residenziali e rapporto tra servizi e magistratura.
La domanda (prof. Marco Giordano)
«Al di là di quello che sarà l’operato della Commissione d’inchiesta, quali sono a Suo avviso le misure più urgenti ed importanti che policy makers e attori istituzionali dovranno porre in essere per far crescere la capacità del sistema di welfare italiano di garantire il diritto dei bambini e dei ragazzi a crescere in famiglia?»
«il welfare deve investire a tutti i livelli sui servizi per bambini e famiglie: sul tempo libero, sui servizi culturali, sui servizi educativi…»
La risposta (prof.ssa Teresa Bertotti)
«La prima cosa è garantire il diritto dei bambini e dei ragazzi a crescere “bene” nelle loro famiglie. Occorre che la famiglia riceva gli aiuti di cui ha bisogno per svolgere bene la propria funzione sociale, cosa che - è dato noto e acquisito - non avviene. Per contro, il nostro Stato è, in Europa,quello che allontana meno bambini. Abbiamo un tasso di collocamento extrafamiliare dei nostri bambini di circa 2,5 ogni mille. Altri Paesi viaggiano tra i 5 e i 6 bambini ogni mille. Solo la Grecia ne allontana un po' meno? Possiamo dire che in Italia o in Grecia il diritto dei bambini di vivere in famiglia sia più rispettato che negli altri Paesi? Forse, ma forse semplicemente in questi paesi ci disinteressiamo di più delle famiglie.
Il problema è il “come” stanno in famiglia. È importante, insomma, ribadire che i bambini – come tutti – hanno diritto ad essere rispettati, accuditi, curati, non maltrattati. Anche qui serve un passaggio culturale importante. Il nostro Paese, per esempio, non ha mai approvato il divieto di punizioni corporali. È paradossale che nel nostro Paese basta che le punizioni corporali non siano eccessive.
La seconda considerazione è che il welfare deve investire su tutti i livelli sui servizi per bambini e famiglie: sul tempo libero, sui servizi culturali, sui servizi educativi... siamo, ad esempio, un Paese con bassissimi tassi di copertura del fabbisogno di asili nido. Alle famiglie viene dato l’enorme peso di occuparsi di tutto, con pochissime risorse. I giovani adulti non hanno supporti per avviare una vita indipendente. L’occupazione femminile è molto indietro.
Terzo punto: bisogna investire massicciamente sui servizi rivolti alle situazioni più critiche, alle famiglie più fragili, che vanno dal sostegno alla protezione e sul potenziamento del personale, degli operatori e delle strutture: sui servizi domiciliari, sui servizi di supporto, sulla creazione di gruppi, sull’accompagnamento dei bambini nelle separazioni difficili, etc. Questo in Italia, spesso, è solo iniziativa di qualcuno e di progetti temporanei, e non viene messo a sistema in modo stabile.
Anche sulle comunità residenziali c'è molto da fare. Le comunità svolgono una funzione importantissima, spesso complementare alle famiglie affidatarie, perché non tutti i bambini riescono ad essere accolti in famiglia. A volte c’è bisogno di contesti più neutri. Anche i genitori di origine possono sentire di avere più possibilità se per un periodo contenuto i bambini vanno in comunità anziché in un'altra famiglia. Non è possibile che si parli sempre del “grande business” delle comunità. Ma allora, dico, guardiamo un po' di cosa stiamo parlando e di che cosa ci stiamo occupando.
Un ultimo punto che deve essere preso in considerazione è il rapporto tra Servizi e Magistratura. Quanto e come i Servizi possono e devono lavorare in connessione con la Magistratura? Cosa la famiglia è legittimata ad aspettarsi o meno dall’Assistente Sociale? E dal contesto giudiziario? In questo il nostro sistema normativo si presenta come una sorta di patchwork confusivo. Occorrerebbe un intervento normativo capace di mettere in relazione i Servizi, che sono dell’area amministrativa, e la Magistratura, specificando i ruoli, i doveri, i compiti e avendo attenzione a non pensare ai Servizi Sociali come a degli “esecutori” di disposizioni giurisdizionali. Il rischio è di perdere la possibilità che i Servizi siano gli “alleati” delle famiglie e dei bambini».
Assistente sociale, presidente nazionale della Federazione Progetto Famiglia, Docente di Principi e Fondamenti del Servizio Sociale presso le Università “Federico II” di Napoli e “Aldo Moro” di Bari, Docente di Metodi e Tecniche del Servizio Sociale presso le Università della Calabria e dell’Aquila.
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