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Partecipazione e promozione del benessere sociale - PARTE III
Agire per la comunità. Corretta informazione: cosa e verso chi. Giustizia sociale e approccio anti oppressivo: intervento preventivo promozionale.
Promuovere il benessere sociale
Il secondo perno intorno al quale ruota il Titolo IV del Codice Deontologico è la promozione del benessere sociale, cioè l’agire “per la comunità”. Il tema è toccato sotto varie sfumature da tutti gli otto articoli. Rileggiamone insieme i passaggi più significativi:
Art. 33. L’assistente sociale […] riconosce la famiglia nelle sue diverse forme ed espressioni come luogo privilegiato di relazioni stabili e significative per la persona e la sostiene quale risorsa primaria.
Art. 34. L’assistente sociale deve […] favorire percorsi di crescita anche collettivi che […] aiutino singoli e gruppi, soprattutto in situazione di svantaggio.
Art. 35. Nelle diverse forme dell’esercizio della professione l’assistente sociale non può prescindere da una precisa conoscenza della realtà socio-territoriale in cui opera e da una adeguata considerazione del contesto culturale e di valori, identificando le diversità e la molteplicità come una ricchezza da salvaguardare e da difendere, contrastando ogni tipo di discriminazione.
Art. 36. L’assistente sociale deve contribuire a […] alla maturazione […] di comunità e gruppi marginali e di programmi finalizzati al miglioramento della loro qualità di vita favorendo, ove necessario, pratiche di mediazione e di integrazione.
Art. 37. L’assistente sociale ha il dovere di porre all’attenzione delle istituzioni che ne hanno la responsabilità […] situazioni di deprivazione e gravi stati di disagio con sufficientemente tutelati, o di iniquità e ineguaglianza.
Art. 38. L’assistente sociale deve […] ricercare obiettivi e azioni […] che rispondano in maniera articolata e differenziata a bisogni espressi, superando la logica della risposta assistenzialistica […].
Art. 39. L’assistente sociale deve contribuire ad una corretta e diffusa informazione sui servizi e le prestazioni per favorire l'accesso e l'uso responsabile delle risorse, a vantaggio di tutte le persone, contribuendo altresì alla promozione delle pari opportunità.
Art. 40. In caso di calamità pubblica o di gravi emergenze sociali, l’assistente sociale si mette a disposizione dell’amministrazione per cui opera o dell’autorità competente, contribuendo per la propria competenza a programmi e interventi diretti al superamento dello stato di crisi.
«L’elemento che accomuna tutte le dimensioni dell’intervento è il ruolo essenziale che l’assistente sociale deve assumere nella diffusione di una corretta informazione»
Due gruppi di informazioni
Analizzando trasversalmente questi articoli possiamo rinvenire due gruppi di informazioni, che rispondono rispettivamente a due diversi quesiti:
• Verso chi si esplica la responsabilità dell’assistente sociale nei confronti della società? Gli articoli elencano un target variegato: la famiglia (art. 33); i gruppi in situazione di svantaggio (art. 34); le comunità e i gruppi marginali (art. 35); le situazioni di deprivazione, iniquità e ineguaglianza (art. 37); tutte le persone (art. 39); le comunità colpite da calamità pubbliche o da gravi emergenze sociali (art. 40).
• Cosa l’assistente sociale è chiamato a fare? Quali concrete aree di azione vanno poste in essere? Anche qui gli spunti sono molto ampi: sostenere (art. 33); aiutare (art. 34); salvaguardare e difendere la ricchezza culturale e i valori, contrastare le discriminazioni (art. 35); migliorare la qualità di vita e favorire mediazione e integrazione (art. 36); porre all’attenzione di istituzioni e opinione pubblica le situazioni di disagio più grave (art. 37); rispondere ai bisogni superando la logica assistenzialistica (art. 38); contribuire ad una corretta e diffusa informazione (art. 39); contribuire al superamento degli stati di crisi (art. 40).
Dall’analisi di quanto sopra emerge quanto sia poliedrica e articolata l’azione che gli assistenti sociali sono chiamati a porre in essere. Pieroni e Dal Pra Ponticelli sottolineano, ad esempio, che «nel titolo IV si centra l’attenzione sul dovere, preliminare e centrale per ogni assistente sociale, di giungere a una precisa conoscenza della realtà ambientale in cui opera […]»,(16) come pure si evidenzia che un «elemento che accomuna tutte le dimensioni dell’intervento è il ruolo essenziale che l’assistente sociale deve assumere nella diffusione di una corretta informazione».(17)
Giustizia sociale
Da quanto detto finora appare chiaramente che il tema della promozione del benessere sociale è molto ispirato al valore della “giustizia sociale”. A tal proposito è utile richiamare quanto dice Silvia Fargion in merito all’agire nel territorio dell’assistente sociale, il quale deve essere orientato «a promuovere l’aumento delle opportunità, alla diminuzione delle differenze e disuguaglianze sociali e al superamento di qualsiasi forma di discriminazione».(18)
«Il valore della giustizia sociale – continua la Fargion – ci apre innanzitutto alla consapevolezza di come le dimensioni di contesto e le disuguaglianze influiscano sulla vita delle persone e sul loro modo di pensare»,19 il che ci aiuta a comprendere che i problemi (e le connesse soluzioni) sono spesso l’espressione di dinamiche sociali più ampie. Assai significativo diviene, su questo crinale, il concetto di “approccio anti-oppressivo” al servizio sociale, proposto da Thompson il quale sottolinea quanto sia necessario «cogliere il collegamento tra disagi individuali e questioni sociali più generali»,(20) assumendo posizioni che non colpevolizzano i singoli e che impegnano i servizi sociali in un più ampio lavoro di comunità.
Concludiamo queste riflessioni, evidenziando insieme alla Campanini, l’importanza di «realizzare il passaggio da una dimensione puramente di aiuto individuale ad un pensiero che si allarghi alla comunità e da una premessa mentale di tipo riparativo a una preventivo/promozionale».(21)
Editing dell’articolo a cura di Serena Vitale
Note:
16 PIERONI, DAL PRA PONTICELLI Introduzione al servizio sociale, 207.
17 Ibidem.
18 Fargion Silvia, Il metodo del servizio sociale. Riflessioni, casi e ricerche, Carocci Faber, Roma, 2013, 44.
Assistente sociale, presidente nazionale della Federazione Progetto Famiglia, Docente di Principi e Fondamenti del Servizio Sociale presso le Università “Federico II” di Napoli e “Aldo Moro” di Bari, Docente di Metodi e Tecniche del Servizio Sociale presso le Università della Calabria e dell’Aquila.
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