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Percorsi sperimentali di affiancamento e affidamento familiare per adolescenti “fuori famiglia”. Socializzazione, affiancamento, affidamento.
Obiettivi, azioni e presupposti teorici
Il progetto sperimentale “Bong Building for Teens”, letteralmente “costruzione di legami per i teenager, si propone di rilanciare l’affiancamento e l’affidamento familiare degli adolescenti “fuori famiglia”. Si tratta di un percorso che trova supporto del Dipartimento per le Politiche Familiari della Presidenza del Consiglio dei ministri e che ha luogo in 8 diverse province del Centro Sud Italia e precisamente: Roma, Frosinone, Isernia, Napoli, Salerno, Benevento, Bari, Catania.
«… al fine di far loro sperimentare condivisione, vicinanza emotiva, solidarietà »
Non solo affidamenti. L’importanza dell’affiancamento familiare
Esperienze e considerazioni analoghe a quelle descritte nella prima parte, permettono la facile e generale condivisione di quanto anche gli adolescenti e preadolescenti inseriti nelle comunità che non abbisognano di un affidamento familiare, beneficerebbe grandemente della presenza di adulti/famiglie “affiancanti”. Figure che possano fare da riferimento sia durante l’accoglienza che, soprattutto, negli anni successivi.
In tale direzione si collocano le indicazioni contenute nelle Linee di indirizzo ministeriali del 2017 per l’accoglienza nei servizi residenziali per minorenni, laddove si chiede alle Comunità di favorire – in particolare per i neomaggiorenni – «la realizzazione di reti di relazioni significative di supporto» al fine di far loro sperimentare «condivisione, vicinanza emotiva, solidarietà».[1]
Il Progetto Bond Building for Teens
Sulla base di quanto appena descritto, si è deciso di realizzare questo progetto sperimentale finalizzato a promuovere lo sviluppo di legami di affiancamento e/o di affidamento per gli adolescenti e i preadolescenti che vivono nelle comunità educative.
Sul piano operativo il progetto si svolge attraverso tre passi:
- 1° passo – Socializzazione. Realizzazione di attività di socializzazione collettiva tra i teenagers out-of-home e alcuni adulti/famiglie “positivi” del territorio. Le attività di socializzazione possono consistere in iniziative sportive (partite di calcetto, di pallavolo…), in passeggiate fuori-porta, in attività laboratoriali (musicali, gastronomiche, artistiche…) nelle quali piccoli gruppi di adolescenti/preadolescenti e di adulti vengono coinvolti, in modo costante, in appuntamenti mono/bi-mensili. L’individuazione degli adulti/famiglie positivi da coinvolgere è effettuata rivolgendosi a: persone con pregresse esperienze in ambito solidaristico e/o educativo, come la partecipazione ad organizzazioni di volontariato, a gruppi di impegno sociale, ad associazioni educative…), neo-pensionati con competenze educative o sociali (insegnanti in congedo, etc.). Alcune disponibilità possono essere reperite mediante percorsi ad hoc rivolti agli “aspiranti adottivi” del territorio. Le attività di socializzazione sono realizzate, ove possibile, con la collaborazione del personale delle comunità educative che ospitano i ragazzi e, comunque, d’intesa con i servizi sociali invianti.
- 2° passo – Affiancamento. Durante le attività di socializzazione “scatteranno” spontaneamente alcune simpatie tra ragazzi e adulti. Tali “inneschi relazionali” andranno monitorati e favoriti, sostenendone l’evoluzione in forme più o meno intense di affiancamento familiare. Gli adulti potranno così – previo accordo con la comunità e le autorità competenti sul caso – realizzare, almeno quindicinalmente, piccole uscite con il ragazzo da loro “affiancato” (andare al cinema, in pizzeria, fare i compiti scolastici pomeridiani, accompagnarlo ad una visita medica, …).
- 3° passo – Affidamento. Durante l’affiancamento matureranno, in alcuni casi, le condizioni per l’evoluzione in accoglienza famigliare (da attuare, su disposizione delle autorità competenti, mediante affidamenti familiari ai sensi della legge 184/83).
Questi tre passi saranno accompagnati da altre linee di intervento:
- un’attività di networking, volta a coinvolgere comunità residenziali e istituzioni invianti
- un’attività di sensibilizzazione, volta a coinvolgere gli adulti positivi
- un’attività di sostegno socio-psico-pedagogico agli affidamenti e agli affiancamenti familiari man mano avviati. Nel caso di minori stranieri non accompagnati occorrerà attivare anche interventi di mediazione culturale.
- un percorso di “mutuo aiuto” tra affidatari/affiancatari, valorizzando la presenza territoriale di reti/associazioni familiari.
Note:
[1] Conferenza Unificata, Linee di indirizzo per l’accoglienza nei servizi residenziali, 2017, Roma,355.2.
Assistente sociale, presidente nazionale della Federazione Progetto Famiglia, Docente di Principi e Fondamenti del Servizio Sociale presso le Università “Federico II” di Napoli e “Aldo Moro” di Bari, Docente di Metodi e Tecniche del Servizio Sociale presso le Università della Calabria e dell’Aquila.
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