Ruolo e rilevanza politica del Servizio Sociale (Parte III)
La politicizzazione del ruolo dell’Assistente sociale: l’evoluzione e le criticità della nuova mission della professione. Verso una nuova prospettiva metodologica
Politiche Sociali integrate, a che pro?
Al Titolo V del Nuovo Codice Deontologico, intitolato “Responsabilità dell’Assistente sociale nei confronti della società”, ritroviamo altri importanti riferimenti al ruolo attivo e politico di questo professionista, chiamato a concorrere alla definizione e alla realizzazione di politiche sociali integrate.
Più specificamente, all’art. 39, si asserisce che “L’Assistente sociale contribuisce a promuovere, sviluppare e sostenere politiche sociali integrate, finalizzate al miglioramento del benessere sociale e della qualità di vita dei membri delle comunità, con particolare riferimento a coloro che sono maggiormente esposti a situazioni di fragilità, vulnerabilità o a rischio di emarginazione, tenuto conto del livello di responsabilità che egli ricopre e in funzione degli effetti che la propria attività può produrre…”.
Segue, strettamente collegato al precedente, l’art. 40, in cui si attribuisce all’Assistente sociale il ruolo dinamico di agente attivo di cambiamento, capace di intessere relazioni, realizzare collegamenti e convergenze, indurre a scelte condivise e comunitarie: “[…] Ricerca la collaborazione dei soggetti attivi in campo sociale, socio-sanitario e sanitario per obiettivi e azioni comuni che rispondano in maniera integrata ai bisogni della comunità…”.
«L’Assistente sociale riconosce il ruolo politico e sociale della professione e lo esercita agendo con o per conto della persona e delle comunità, entro i limiti dei principi etici della professione»
Il nuovo volto delle comunità: empowerment ed opportunità
L’Assistente sociale si muove, dunque, per realizzare un processo di “empowerment di comunità” volto a potenziare il bene comune. Lo fa adottando un approccio ecologico atto a promuovere iniziative, rapporti e connessioni tra tutti i soggetti presenti nella comunità di riferimento.
In questo modo, ci si propone di sviluppare quelle che Iscoe e Harris, già molti decenni addietro (1984), hanno chiamato “comunità competenti”, comunità in grado di generare opportunità e alternative per i propri cittadini, di indurre fiducia e motivazione, sviluppare un senso di coscienza comune per come ottenere risorse e come affrontare i problemi collettivi, fino ad esercitare un’influenza diretta sulle trasformazioni sociopolitiche della comunità stessa.
Partecipazione e presenza attiva: gli effetti benefici dell’essere “Insieme”
Molti autori dimostrano la stretta correlazione tra empowerment e partecipazione, esprimendosi sulla necessità di favorire la presenza attiva dei singoli nelle varie compagini associative, poiché questo tipo di coinvolgimento offre occasione di scambio di varie forme di aiuto e ha effetti benefici sul piano del potenziamento della stima di sé, della fiducia e della competenza dei singoli, creando così una spirale positiva tra potenziamento personale e creazione di una comunità o rete di soggetti competenti che possono offrire più opportunità di contare ai loro membri (Francescato, Tomai e Ghirelli 2011).
Bisogna considerare, al riguardo, che il solo fatto di potersi percepire come un insieme, e non solo individualmente, e di potersi impegnare in sinergia per il raggiungimento di un maggiore benessere personale e collettivo, aiuterebbe l’individuo della società attuale a meglio fronteggiare quel senso di isolamento, di impotenza e di perenne insicurezza, alla base di molte sofferenze.
Multidisciplinarietà e strategia: ulteriori aspetti della professione
L’art. 42 completa la rappresentazione dell’Assistente sociale come agente strategico in grado di muoversi e adattarsi agli schemi di uno scenario di maxi-emergenza: “L’assistente sociale mette a disposizione delle autorità competenti la propria professionalità per programmi e interventi diretti al superamento dello stato di crisi in caso di catastrofi o di maxi-emergenze”.
È noto che l’assetto della società contemporanea comporti una considerevole quota di rischio per incidenti e calamità di dimensioni importanti. In questi casi, la complessità delle operazioni di intervento impone un approccio sostanzialmente diverso rispetto da quello di impostazione corrente. Si tratta, infatti, di fronteggiare problematiche e preoccupazioni a valenza collettiva e rispondere a bisogni e necessità che riguardano ampie fette di popolazione o intere categorie.
Occorre saper cooperare all’interno di task force a composizione multidisciplinare, ove mettere a disposizione solide competenze e rilevanti qualità professionali e umane. Le task force sono gruppi qualificati di lavoro ad azione potenziata, fortemente orientati al compito, composti da unità afferenti a diversi settori e aree, a seconda delle necessità e circostanze.
In simili contesti, si chiede al Servizio sociale di sapersi collocare non solo sul piano tecnico-operativo, ma anche creativo e relazionale, cooperativo, organizzativo e risolutivo.
Decodificare la realtà per meglio intervenire
Gli Assistenti sociali chiamati a intervenire devono esprimere competenze medio-alte, basate sul bagaglio di expertise e know-how che li caratterizza. Si chiede, cioè, che questi professionisti sappiano adattare e applicare le proprie conoscenze teoriche ed esperienziali per osservare e decodificare la realtà, raccogliere e selezionare dati, applicare e adattare metodologie e strategie, lavorare in rete e favorire la partecipazione diretta degli individui e dei gruppi interessati, individuare e sollecitare risorse, gestire e controllare i fattori emotivi, reggere il confronto col dolore e contenere il deflagrare della paura, angoscia e disorientamento che si diffondono nei momenti di emergenza, specialmente nelle prime fasi e nell’immediato post trauma.
In queste situazioni possono rivelarsi particolarmente utili, per una rapida valutazione dell’esistente, le conoscenze maturate dagli Assistenti sociali nella lettura ragionata dei profili di comunità, da cui partire per vagliare la capacità del sistema dei servizi, pubblici e privati, di reggere il peso della sciagura e fronteggiare i bisogni, tenendo conto delle criticità attuali e pregresse e delle priorità/urgenze.
La natura politica degli interventi, verso nuovi paradigmi
Le conoscenze che scaturiscono dal profilo di comunità locale contribuiscono, dunque, ad accelerare e razionalizzare i processi decisionali connessi alle scelte di pianificazione e intervento che, si sa, incorporano orientamenti e risoluzioni di natura politica, implicando opzioni sul dove, come, quando, a chi, rivolgere risorse e benefici.
È, tuttavia, l’art. 13 dei Principi generali della professione, Titolo II, del Nuovo Codice Deontologico che, in particolare, richiama gli Assistenti sociali a una funzione dall’evidente rilevanza politica: “L’Assistente sociale concorre alla produzione di modelli di sviluppo rispettosi dell’ambiente, della sostenibilità ecologica e della sopravvivenza sociale, consapevole delle difficoltà nel rapporto tra l’essere umano e l’ambiente”.
La complessità delle enunciazioni contenute nel summenzionato art. 13 suggerisce di rinviare ogni riflessione o approfondimento a un momento successivo. Intanto, si sottolinea la grande portata, in parte idealistica, di questo articolo che presuppone una nuova visione dei rapporti tra uomo e ambiente, tra natura e cultura, e ambisce a una rinnovata corresponsabilità di tutti i soggetti sociali nell’individuare nuovi paradigmi, alla luce dei quali poter elaborare e produrre modelli di sviluppo in grado di proteggere l’uomo dalla crisi inarrestabile che investe il nostro pianeta.
Analizzare le crisi e ripartire da esse
La stessa pandemia da Covid-19 può essere vista come il frutto di un modello di sviluppo globalizzato che elimina la biodiversità ed aggredisce l’essere vivente nei propri ambienti di vita. La crisi che vive il nostro tempo si compone di molte crisi che si dispiegano simultaneamente e riguardano fondamentalmente tutti i principali aspetti dell’esistenza: la politica, il clima e l’ambiente, il settore economico-finanziario, la salute, la socialità e la coesistenza di culture diverse, la sfera relazionale-pulsionale-valoriale e altro.
È necessario, pertanto, elaborare un pensiero nuovo che aiuti a leggere le connessioni tra queste crisi e che possa offrire validi orientamenti per riesaminare i modelli di sviluppo finora sperimentati, tenuto conto dei problemi enormi che affliggono l’umanità.
Occorre pensare a un cambiamento di paradigma, afferma Morin, che si basi sulla reciprocità e la solidarietà tra le specie, sulla capacità di tenere assieme locale e globale, razionale ed emotivo, rigore ed immaginazione, unità e molteplicità. Si tratta di «un processo lungo, difficile, che si scontra con le enormi resistenze delle strutture e delle mentalità vigenti. Si realizza in un lavoro storico che è al tempo stesso inconscio, subconscio e cosciente» (Morin, 2020, p. 24).
Per gli Assistenti sociali, accettare di misurarsi con i nuovi processi di cambiamento, quantunque si trattasse di aderirvi in misura minimale, o anche solo idealistica, è comunque da ritenersi una sfida a cui non rinunciare, essendo chiamati a confrontarsi sempre più spesso e intensamente con dinamiche e processi di tipo macro ma che partono quasi sempre da un livello micro.
Si condivide al riguardo il pensiero di Gianrico Carofiglio, laddove afferma che: «Il mondo può progredire e in effetti progredisce per effetto di azioni umane positive, per effetto dell’impegno, per effetto della non-indifferenza. Il principio vale per le azioni globali e per le azioni locali e noi dobbiamo tenerne conto” (Carofiglio, 2018, p. 25).
Bibliografia
BLANCO M., “Diritti e disuguaglianze. La crisi dello stato nazionale e al contempo dello stato sociale”, in D. Barba e D. Grignoli (a cura di) “Welfare Rights e Community Care”, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2017;
CAROFIGLIO G., “Con i piedi nel fango, Edizioni Gruppo Abele”, Torino, 2018;
FOLGHERAITER F., “The mystery of social work”, Erikson, TN, 2012;
FRANCESCATO D., TOMAI M. e GHIRELLI G., “Fondamenti di psicologia di comunità. Principi, strumenti, ambiti di applicazione”, Carocci, Roma, 2011;
GUI L., “Servizio Sociale fra teoria e pratica”, Lint, Trieste, 1999.