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Gli invisibili della società: gli effetti della quarantena sui bambini ed i ragazzi
Distanziamento sociale: disturbi dell’ansia, obesità, acceleratore di disuguaglianze. Assistente sociale: a supporto del benessere della comunità.
Distanziamento sociale
La riduzione dei contatti sociali ha avuto un impatto importante sui bambini e ragazzi: stando insieme ai coetanei, facendo sport o altre attività dopo la scuola i bambini imparano a collaborare, a fidarsi degli altri, a essere empatici, e sviluppano la propria personalità.
«La pandemia si sta drammaticamente rivelando un acceleratore delle diseguaglianze»
I bambini piccoli
Nei mesi passati a casa, senza la possibilità di andare a scuola e vedere altri bambini, molti hanno ricominciato ad avere comportamenti che avevano “superato” crescendo: per esempio chiedendo più abbracci e coccole ai genitori, mostrando un rinnovato attaccamento alla madre o rifiutandosi di mangiare alcuni alimenti.
L’importanza delle abitudini per i bambini è una delle ragioni per cui l’interruzione brusca delle occasioni in cui potevano socializzare con altri coetanei potrebbe essere stata difficile per i più piccoli, quelli per cui capire il senso delle restrizioni era più complicato.
I bambini più grandi
Crescendo, la vita sociale con i coetanei diventa più importante. I disturbi più frequenti sono stati: i disturbi d’ansia che causano sintomi come la sensazione di mancanza d’aria e vari disturbi del sonno, e la difficoltà di risveglio per iniziare a seguire le lezioni a distanza al mattino, una specie di «jet lag domestico».
Tuttavia, il periodo di lockdown può aver avuto dei lati positivi su alcuni di loro. Per quelli che subivano bullismo, la chiusura delle scuole potrebbe essere stata cosa buona. E ‘ possibile che la mancanza delle dinamiche di classe, abbia aiutato qualcuno di loro.
Gli effetti negativi del Covid che si spingono oltre
Si è parlato molto dei casi di violenze domestiche in questo periodo, ma anche solo il disagio economico causato da licenziamenti o dalla cassa integrazione, può aver influito su bambini e ragazzi attraverso i loro genitori.
Ci sono altri disagi legati alla disabilità o problemi di neurosviluppo, il problema in questo caso è legato all’impossibilità di ricevere cure specialistiche, come quelle di fisioterapia e logopedia. Epidemia ed obesità, all’apparenza così distanti, sono in realtà strettamente connesse: l’isolamento, la noia, la sedentarietà spingono a un maggior consumo di alimenti calorici favorendo il sovrappeso e l’obesità che a sua volta è un fattore di rischio per il COVID-19.
«La pandemia si sta drammaticamente rivelando un acceleratore delle diseguaglianze: fattori etnici, stato socio-economico e livello culturale possono determinare una disparità anche nelle scelte alimentari aumentando il rischio di patologie croniche e obesità» aggiunge Jones psicologa dello sviluppo.
Cosa può fare l’assistente sociale?
Una figura importante è rappresentata dall’assistente sociale che insieme agli operatori sanitari collaborano per il benessere della comunità.
Durante una pandemia le attività dell’a.s. possono essere incrementate al fine di coprire:
L’utilizzo di connessioni a servizi telematici, via internet, e social media per ridurre l’isolamento e rimanere in contatto;
L’educazione della comunità rispetto al tema della salute pubblica;
Il supporto delle persone con bisogni emotivi, incluso il contenimento di paura e ansia;
Fornire counselling e servizi di supporto in caso di lutto;
La spiegazione e interpretazione delle politiche del governo, in modo che queste risultino semplici;
Il supporto ai bambini nell’accesso al cibo e ad altri beni e servizi essenziali;
Il supporto alle persone anziane nel recupero del cibo e di altri beni e servizi essenziali;
Molto importante è per i bambini sentirsi amati, affiancati, sostenuti in questo periodo.
Ti andrebbe di scrivere un articolo per il nostro blog?
Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)