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Care Leavers: accoglienza ed autonomia - Parte III
Fiducia, rispetto e cooperazione: i vantaggi di una relazione paritaria. Il metodo della “Peer Education”.
Relazioni funzionali e…simmetriche!
Alla famiglia, segue un’ulteriore risorsa fondamentale per la formazione dell’identità e per l'acquisizione di una maggiore sicurezza verso se stessi: la relazione tra i pari. Si tratta di una relazione tra due o più persone, poste sullo stesso piano, con un livello esperienziale quasi simile. All'interno della stessa, i bambini ed i ragazzi hanno la possibilità di acquisire e migliorare le loro competenze, sia sociali che non. La condivisione, l'interazione, il dialogo, l'osservazione dei comportamenti dei pari consentono non solo la strutturazione di alcuni aspetti della personalità, ma anche la formazione di una relazione simmetrica.
Nonostante, ancora oggi, vengano strutturati percorsi ad hoc ed individuali per i minori presi in carico, appare invece evidente quanto sia importante, nei processi comunitari, considerare il minore come parte integrante del gruppo; gruppo da cui prende vita la micro-cultura dei pari.
«Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo di continente, una parte del tutto»
"Peer Education", di cosa parliamo?
Il dialogo ed il confronto, ingredienti alla base della relazione funzionale dei pari, sono due degli elementi su cui si fonda il metodo della “Peer Education”, letteralmente “Educazione tra pari”. Si tratta di attività formative intraprese da una singola persona, formata ma non con una qualifica professionale, con i suoi pari. Colui che viene considerato un “esperto” è un coetaneo adeguatamente preparato, con caratteristiche da leader.
Diversi sono i vantaggi di questo metodo, sia per i “Peer” che per i coetanei: i primi accrescono la loro autostima, migliorano le loro abilità relazionali e comunicative; i secondi, invece, hanno la possibilità di formarsi in un ambiente neutro, senza pregiudizi, in cui vige il rispetto e la cooperazione. La simmetria tra le parti consente ai minori di poter trattare ogni tipologia di argomento… d'altronde, affrontare temi delicati con un coetaneo, crea meno "timore/imbarazzo" di quando, invece, li si tratta con un adulto.
Culture a confronto
Alcune studi hanno evidenziato che, tra i minori allontanati dalla propria famiglia d’origine ed inseriti in comunità, maggiore è la presenza di “Minori Stranieri non accompagnati (MSNA)1. Con questa espressione si fa riferimento “allo straniero (Cittadino di Stati non appartenenti all'Unione europea e apolide), di età inferiore ai diciotto, che si trova, per qualsiasi causa, nel territorio nazionale, privo di assistenza e rappresentanza”2.
Essendo soggetti a maggiore discriminazione e ad esclusione sociale (basti pensare, purtroppo, ai pregiudizi legati alle loro origini e al colore della loro pelle), non di rado accade che i care leavers stranieri vengano rifiutati sia da gruppi esterni alla comunità d’accoglienza, che da quelli presenti al suo interno.
Situazioni del genere non possono non influire che negativamente sulla condizione di questi minori che, non solo non riescono a creare nuovi legami di riferimento, ma incontrano non poche difficoltà nella strutturazione della propria identità e della loro autonomia.
Note:
1) La Seconda raccolta dati sperimentale elaborata con le procure della Repubblica, presso i Tribunali per i Minorenni, dall’Autorità Garante per l’Infanzia e Adolescenza;
2) Art. 2, D.Lgs. n. 142/2015 e art. 2, L. n. 47/2017.
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