Ricerca azione in pratica: la programmazione sociale per la costruzione dei Piani di zona

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Ricerca azione in pratica: la programmazione sociale per la costruzione dei Piani di zona

Programmazione dei servizi e degli interventi sociali. Analisi del contesto, studio di fattibilità, tavoli tematici. Co-progettazione: percorso partecipato e dialogico.

L’intero processo 

La ricerca azione che verrà descritta riguarda un lavoro di sostegno e facilitazione alla programmazione dei servizi e degli interventi sociali in un Distretto calabrese. Questo lavoro, iniziato nel 2018 e concluso nel 2019, è nato dal bisogno e dalla volontà del Comune capofila di avviare un processo di progettazione partecipato per la definizione del Piano di Zona. L’intero processo si è articolato lungo tre macro fasi: l’accesso e contrattazione, la diagnosi con le sue tre sottofasi, la restituzione dei dati. Di queste, la più importante è stata quella in cui sono stati costituti e coordinati i tavoli tematici territoriali (diagnosi); è in questa fase, infatti, che è stata più visibile e pregnante la scelta metodologica della ricerca azione che ha permesso di coinvolgere tutti gli attori nella comprensione delle questioni reali da affrontare e di ipotizzare e progettare azioni in grado di risolvere tali questioni. 

«Tra i risultati più significativi di questa ricerca azione c’è l’apprendimento della capacità di identificazione dei problemi, di farsene carico e di mobilitarsi per trovare risposte» 

L’avvio e il commitment  

La fase di avvio della ricerca azione (accesso e contrattazione) è consistita in conversazioni tra i ricercatori e il rappresentante del sistema di riferimento che hanno richiesto alcuni mesi di lavoro di confronto per la comprensione delle criticità attorno allo stato dell’arte del Piano di zona e per la negoziazione di un accordo formale sul lavorare insieme rispetto a ruoli, compiti e attività.  

Questa fase ha prodotto obiettivi e linee di lavoro che hanno determinato i contenuti dell’intervento.  

Il processo di programmazione 

La fase centrale del processo di programmazione è stata quella della diagnosi, articolata in tre sotto-fasi, in ognuna delle quali sono state svolte delle attività.  

La prima sotto-fase ha riguardato l’analisi di contesto in relazione a due dimensioni, quella ambientale e quella “relazionale”. L’analisi ambientale ha fotografato le caratteristiche strutturali dell’ambito distrettuale; l’analisi “relazionale” ha permesso di costruire una “potenziale mappa” dei principali stakeholder del territorio: “potenziale” perché essendo stata prodotta attraverso un primo lavoro di ricognizione condiviso con il rappresentate del sistema di riferimento (l’ente pubblico), non era stata ancora confrontata nella realtà con gli attori locali che avrebbero partecipato ai tavoli di concertazione.  

Per passare dalla “mappa potenziale” alla “mappa reale” (noto anche come “populating the space”) e poter, quindi, lavorare con gli stakeholders si è attivato un processo, proprio della ricerca azione di tradizione lewiniana e del Tavistock Institute, noto come “feasibility study”. Si tratta di uno “studio di fattibilità” volto, attraverso un processo bottom up, a identificare quegli attori la cui presenza e coinvolgimento sono necessari all’efficacia dell’intervento.  

La seconda sotto-fase ha riguardato la costruzione dei tavoli tematici. Il principio guida di questa attività è stato quello della partecipazione e del coinvolgimento di tutti gli stakeholder inizialmente mappati.  

Per avviare il processo è stato organizzato con loro un incontro in cui sono stati chiariti il compito, le aspettative e la metodologia. Il compito sarebbe stato quello di preparare, attraverso un percorso partecipativo e dialogico, un documento che aiutasse il Tavolo Politico del Distretto a produrre un Piano di zona innovativo e rispondente ai bisogni sociali locali. Il risultato di questo primo incontro è stato la creazione e la composizione dei tavoli. 

La figura che segue mostra gli step della fase di avvio della ricerca azione e le prime due sotto-fasi della diagnosi (analisi di contesto e composizione dei tavoli).


I tavoli tematici  

I tavoli sono stati costituiti su sei ambiti di intervento scelti in base agli orientamenti contenuti nel Piano Sociale Regionale: minori; anziani; famiglia; immigrati; disabilità; povertà, disagio sociale e dipendenze.   

Al primo incontro di costituzione dei tavoli hanno partecipato 50 rappresentanti del Terzo settore e dei servizi pubblici e, grazie alle continue sollecitazioni dell’Ufficio di Piano e al principio di “inclusione progressiva”1, in fase conclusiva il numero è salito a 60.  

Gli incontri per la co-progettazione del Piano di zona sono stati sette: cinque incontri per i tavoli tematici; un incontro per il seminario di restituzione dati ai singoli tavoli; un incontro per il seminario di restituzione dati all’intero sistema. 

La figura che segue mostra il processo di lavoro della terza sotto-fase della diagnosi. 


Le attività di co-progettazione sono state declinate lungo un arco temporale di sei mesi e organizzate in funzione di tre compiti. Il primo compito di carattere più generale, è stato far riflettere e discutere ciascun gruppo sul proprio tema (disabilità, famiglia, minori, anziani, immigrati, disagio sociale, povertà e dipendenze) attraverso tre livelli di analisi: il fenomeno, le politiche e i servizi. Nei primi due incontri, questa attività è servita a concettualizzare il fenomeno, classificare le politiche (nazionali e locali) e identificare i servizi presenti e assenti sul territorio.   

Il secondo compito ha visto impegnato il gruppo nel terzo incontro nella costruzione della mappa delle relazioni di ciascuna organizzazione: questo lavoro ha avuto l’obiettivo di comprendere quali sono e come sono le connessioni professionali e organizzative tra i diversi servizi presenti nel Distretto, e ha permesso la mappatura dell’esistente dal punto di vista degli attori locali – mappa reale degli stakeholder.  

Gli ultimi due incontri sono stati dedicati alla co-progettazione dei servizi e degli interventi. Qui gli attori locali si sono collettivamente impegnati in due attività: una di riflessione, valutazione e proposta, una di analisi delle priorità e identificazione delle risorse.   

Riflessioni conclusive 

Nonostante alcune criticità che hanno riguardato la partecipazione, si può dire che tra i risultati più significativi di questa ricerca azione, dal punto di vista degli attori locali, c’è l’apprendimento della capacità di identificazione dei problemi, di farsene carico e di mobilitarsi per trovare risposte.  

Dal punto di vista della co-progettazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali in un determinato contesto, questa metodologia ha permesso di contribuire:   

  • al superamento dell’approccio tradizionale alla programmazione che ha (da) sempre visto l’ente pubblico decidere quali servizi e interventi organizzare e erogare; 
  • all’innovazione nell’azione di governo locale attraverso la promozione dei processi di partecipazione e costruzione di consenso su obiettivi comuni; 
  • alla creazione di relazioni professionali e organizzative virtuose tra tutti gli attori locali, in prima istanza tra gli attori del Terzo settore; 
  • al rafforzamento delle collaborazioni inter-organizzative per lo sviluppo di sistemi di rete; 
  • alla sperimentazione di un metodo partecipativo inclusivo, dialogico e democratico.  

Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)
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