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Affidamento familiare: istituto giuridico in crescita (Parte II)
Genitori affidatari: motivazione, solidarietà, risposte ai bisogni del minore. Promozione dell’affido, esperienze concrete, tessitura di relazioni.
Le motivazioni dei genitori affidatari
La motivazione è quella forza che spinge le famiglie ad aprirsi all’affidamento familiare. In tal modo i genitori affidatari decidono di andare oltre i confini della propria famiglia, per offrire aiuto e sostegno ai membri di un’altra famiglia.
Lo spirito che indirizza questo sentimento è la solidarietà. Essa spinge gli individui ad accogliere nella propria vita ragazzi che si trovano in situazioni sfavorevoli, dando loro un’opportunità per rendere più bella e felice non solo la propria vita, ma anche la società di domani.
Le ragioni che spingono i genitori affidatari sono innumerevoli. Esse si suddividono in due macro categorie: le motivazioni intrinseche ed estrinseche. Le prime provengono dall'interno dell'individuo, come i valori, standard e tratti personali. Più comunemente sono definite come "fare qualcosa per sé stessi". Le motivazioni guidate da una ricompensa anticipata, collegata ad aspettative o a premi ambientali o dalla crescita delle aspettative degli altri sono chiamate motivazioni estrinseche.
Gli aspiranti affidatari sono spinti dalla convinzione che i soggetti in età evolutiva abbiano la necessità e l’urgenza di trovare risposte ai propri bisogni.[1] Risposte che non potranno ricevere dalla propria famiglia, la quale temporaneamente non è in grado di soddisfare le esigenze del minorenne. La motivazione che spinge la famiglia affidataria ad aprirsi al mondo dell’accoglienza familiare deve essere autentica e condivisa dall’intero nucleo familiare. Solo in questo modo è possibile realizzare un affido di successo.
«Accogliere un minore significa accogliere tutto il suo bagaglio, la sua storia e offrigli una nuova possibilità per rendere migliore il proprio futuro»
Come reperire nuclei familiari all’affidamento di adolescenti?
L’elemento centrale della promozione all’affido consiste nell’ampliare l’orizzonte di riferimento, ponendosi l’obiettivo di aumentare il numero delle famiglie disponibili.[2] È fondamentale tanta formazione e informazione, in quanto nell’attuale società c’è un problema di cultura dell’accoglienza. La paura dell’ignoto e la paura dell’altro in quanto tale. Solo un cambiamento culturale e tanta informazione renderebbero le famiglie maggiormente propense all’affidamento familiare.
Tuttavia le persone capiscono che l’affido non è una cosa travolgente quando conoscono persone che fanno affido. Le concrete esperienze di vita altrui sono importanti, perché solo in questa direzione è possibile, non solo, rendere più efficace l’attività dei servizi sociali, ma è possibile anche scorgere le modalità attraverso cui potere reperire nuove persone disponibili all’affidamento dei minorenni che abbiano più di dieci anni.
Queste testimonianze definiscono l’importanza di fare rete. È fondamentale la “tessitura delle relazioni”. L’intreccio tra i legami liberi, liberati e liberanti consente una configurazione di “rete di parentela sociale”. Ovvero l’esistenza di quei rapporti che non hanno a che fare con la consanguineità, ma che si basino sulla possibilità di scegliere in maniera piuttosto libera e consapevole con chi e che tipo di legame creare. Dunque sono legami basati su relazioni di reciproca solidarietà.[3]
Fonti:
[1] Skrallan De Maeyer ed altri, Motivation for Foster Care, Children and Youth Services Review, 2014, n.36, p. 146.
[3] Giordano Marco, Nuovi Cortili lo sviluppo relazionale dei contesti di prossimità: indicazioni per il lavoro sociale, Editrice Punto Famiglia, Angri, 2019, p.144.
-De Maeyer Skrallan ed altri, Motivation for Foster Care, Children and Youth Services Review, 2014, n.36, pp. 143-149.
-Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori, Legge n.184, 04 Maggio 1983.
-Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, recante «Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori», nonché al titolo VIII del libro primo del codice civile, Legge 28 marzo 2001, n. 149.
-Giordano Marco, Nuovi Cortili lo sviluppo relazionale dei contesti di prossimità: indicazioni per il lavoro sociale, Editrice Punto Famiglia, Angri, 2019, p.367.
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