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L’importanza della comunicazione congruente nel lavoro sociale
Capacità di comunicare e congruenza tra livello verbale, para-verbale e non-verbale. Dissonanza e flussi comunicativi improduttivi.Training dell’Assistente sociale e sana comunicazione.
Saper comunicare: un’arte necessaria!
Non è affatto scontato che un professionista, benché ben predisposto ed eticamente orientato, sia in grado di trasmettere e condividere in modo chiaro e sintetico idee e informazioni con i propri interlocutori, ma anche saper ascoltare ed essere disposto a confrontarsi in modo costruttivo. Questa abilità torna molto utile nella conduzione di colloqui, per la partecipazione a riunioni di lavoro, per il rapporto con le istituzioni, quali ad esempio la magistratura, per la gestione di gruppi di utenti, ecc. Vari sono gli approcci teorici allo studio della comunicazione, e ciascuno ha dato il proprio contributo.
«La capacità di comunicare in modo efficace è certamente un requisito necessario per l’Assistente Sociale, e si posiziona tra le principali soft skills richieste nel mercato del lavoro»
Incongruenza: quando la parola non basta
Uno degli elementi che mette d’accordo i diversi approcci è il concetto di congruenza: una buona comunicazione necessita, tra l’altro, che il livello verbale (il contenuto ovvero ciò che si dice con le parole) sia congruente con il livello paraverbale (ciò che qualifica il testo verbale: tono della voce, volume, ritmo delle parole, ecc) e con il livello non-verbale (ciò che il corpo “dice”: postura, prossemica, segnali neurovegetativi, mimica, ecc.).
Un presupposto per l’efficacia è che i tre livelli siano concordanti: ciò che si dice con le parole non deve essere svilito o contraddetto da “come lo si dice” né da “ciò che il corpo dice”. In altre parole, il “livello ulteriore della comunicazione” (come lo definisce la scuola analitico-transazionale) ovvero il “livello di processo” (come invece lo definisce l’approccio pragmatico di Palo Alto) devono confermare e non contraddire il “livello di contenuto”.
Attenzione al livello ulteriore: il corpo non mente…
Viceversa, quando c’è dissonanza tra i livelli, saranno i messaggi “ulteriori” a qualificare la comunicazione: nessuno crederebbe veramente a chi gli dice “sono felice per te!” avendo un volto triste o arrabbiato…
Ogni persona impara e può reimparare a comunicare; è un processo di apprendimento che parte fin dai primissimi giorni di vita allorquando il neonato si sintonizza con la madre tramite il canale sensoriale, e la sua mente comincia ad interiorizzare espressioni facciali, gesti, intensità di un abbraccio: è qui che nasce quella sensibilità che accompagnerà la persona per tutta la vita, e la renderà suscettibile alle incongruenze; ciò non significa necessariamente che si diventa capaci di leggerle e di gestirle, anzi: a meno che non ci si formi adeguatamente a tale scopo, si è destinati a rimanere bloccati in flussi comunicativi improduttivi e dannosi, inconsapevoli di cosa sia realmente accaduto quando “non ci siamo capiti” o quando “non volevo che finisse così ma è capitato di nuovo”.
Saper comunicare: presupposto per il lavoro di aiuto
Lo studio delle incongruenze, l’autoconsapevolezza nella propria postura relazionale, l’apprendimento di modalità di comunicazione sana ed efficace, rappresentano il training minimo necessario per chi, come l’Assistente Sociale, si pone l’interesse delle persone e di come esse possano restare bloccate in catene disfunzionali che inficiano il loro progresso, la loro felicità e la loro possibilità di accedere alle risorse dell’ambiente in cui esse vivono. Ogni rapporto vero trasforma chi ne prende parte: una sana comunicazione può essere l’inizio di un progetto di cambiamento.
Assistente sociale e Dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche
Assistente sociale e dottore in scienze e tecniche psicologiche, già giudice onorario minorile. Counsellor professionista ad orientamento analitico-transazionale, consulente familiare, mediatore sistemico. Da oltre vent’anni lavora nel campo della tutela dei minorenni e del supporto psicosociale alle famiglie, e come coordinatore di servizi sociali. È formatore e supervisore per le professioni di aiuto e direttore e didatta di corsi di counselling. Ideatore del Metodo Webuilding® per la promozione del benessere personale e nelle organizzazioni, e titolare dello Studio Ecophysis dove svolge attività libero-professionale di consulenza psicosociale e relazionale.
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Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)