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 «Il disagio alimentare nasce sempre da un disagio psicologico e sociale e la pandemia ha reso il rapporto individuo-cibo molto difficile»
Fattori interni ed esterni
Talvolta questi disturbi nascono anche come risposta a disagi non tanto interni ma piuttosto esterni: pensiamo ad un ragazzo che è stato costretto all’isolamento nella propria abitazione dove vige un ambiente familiare violento, problematico e disfunzionale. Il ragazzo se prima della pandemia poteva sfogare il proprio disagio nello sport, con amici o nell’ambito scolastico, durante il lockdown questo non gli è stato più concesso facendo si che l’unica soluzione possibile e visibile sia sfogare tutto sul cibo colmando i propri vuoti attraverso assunzioni di quantità di cibo spropositate o, viceversa, evitandolo totalmente.
Il disagio alimentare nasce da un disagio psicologico e sociale e la pandemia ha reso il rapporto individuo-cibo molto difficile. Durante questo periodo di lockdown sono stati condotti diversi studi tra cui uno molto importante volto a verificare i fattori che hanno inciso sui disturbi alimentari durante la pandemia.
Studi e risultati
Lo studio mira a comprendere le potenziali associazioni tra stress, disagio psicologico, difficoltà economiche e cambiamenti nei comportamenti alimentari durante la pandemia COVID-19 attraverso l’analisi di dati sia qualitativi che quantitativi.
I risultati, pubblicati sull’International Journal of Eating Disorder, hanno evidenziato diverse tendenze che comportano squilibri alimentari di segno opposto, da un lato la tendenza ad un aumento del consumo di cibo, degli spuntini fuori pasto e in generale del cibo come risposta allo stress e all’isolamento sociale, dall’altro la diminuzione dell’appetito o dell’assunzione alimentare legata a condizioni cliniche o anche a difficoltà economiche. Inoltre i ricercatori hanno riscontrato una ricomparsa o un marcato aumento dei sintomi dei disturbi alimentari.
In termini percentuali lo studio ha rilevato nell’8% dei partecipanti comportamenti estremamente malsani per quanto riguarda il controllo del peso e un altro 53% di comportamenti poco sani, inoltre il 14% dei partecipanti all’indagine ha riferito di abbuffate. Link per visionare lo studio sull’impatto della pandemia condotto negli USA: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/eat.23353
Il potere dei social
Come abbiamo già detto il grave danno provocato dall’emergenza sanitaria è proprio il distanziamento sociale che ne è derivato, il che ha portato ad un aumento esponenziale dei disturbi alimentari ma anche un peggioramento per chi già ne soffriva. Se è vero quanto appena detto è vero anche che essere rinchiusi tutti in casa ha contribuito a usare l’unico mezzo di comunicazione possibile: Internet.
Grazie ad Internet, ai vecchi social network come Facebook e ai nuovi come Tik Tok, si sono formate vere e proprie community per chi soffre di disturbi alimentari volte a dar sostegno per chi ne soffre.
Nel dettaglio, Tik Tok non è stato solo un mezzo di intrattenimento, ha reso possibile un vero e proprio racconto della storia e della malattia tra persone che ne hanno sofferto e sono guarite e chi ne soffre ancora. Questo ha contribuito a spronare chi era in uno stadio peggiorativo ad uscire dal buco nero e ha svolta anche una funzione educativa e di prevenzione grazie le diverse testimonianze.
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