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“Terapia domiciliare Covid – 19 in ogni Regione”: la proposta di un nuovo protocollo di intervento. Il connubio perfetto tra Servizio Sociale, Professioni sanitarie e Volontariato
Equità tra Regioni, cure uguali per tutti
Prima di giungere al gruppo “Terapia domiciliare Covid – 19 in ogni Regione”, l’avvocato Erich Grimaldi, fondatore del progetto, aveva inizialmente creato il gruppo “#esercito bianco”. L’obiettivo iniziale era quello di collegare i medici presenti sul territorio italiano affinché fosse adottato un protocollo di intervento domiciliare univoco, messo a disposizione della medicina territoriale di tutto il Paese.
Un’iniziativa che nasce dal basso e connette, in maniera diretta, la terapia con l’esperienza sul campo di numerosi medici i quali, attraverso una moltitudine di riunioni via chat, sono riusciti a delineare dei principi di gestione dei casi Covid – 19 nel setting domiciliare delle persone contagiate dal virus.
Successivamente alla possibilità di delineare un protocollo di intervento domiciliare univoco in tutta Italia, il gruppo ha iniziato a percorrere una strada più ampia, volta al contributo di tutti, accogliendo medici e professionisti sanitari sia italiani che stranieri. La proposta, inviata al Ministero della Salute e alla Presidenza del Consiglio, non ha ancora ricevuto riscontri, tuttavia, dal susseguirsi di questi eventi, ha avuto origine “Il Comitato di scopo per il diritto alla cura tempestiva domiciliare nell’epidemia di Covid – 19”.
«Da soli possiamo fare così poco; insieme possiamo fare così tanto»
Terapia domiciliare a portata di “click”
La pandemia ha stanato una delle più grandi debolezze del nostro Paese: oggi il settore sanitario non è pronto a rispondere a gran parte delle esigenze che giungono dalla popolazione, sia da parte delle fasce considerate più “deboli”, sia da parte di chi normalmente riusciva a risolvere problematiche di natura sociale e/o sanitaria in completa autonomia.
Il gruppo “Terapia domiciliare Covid – 19 in ogni Regione” tenta, dall’inizio della pandemia, di sopperire questo vuoto che lo Stato e gli Enti locali non riescono a colmare. Esso conta un numero di iscrizioni pari a 196.282 membri, tra cui:
· Professionisti che, volontariamente, mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze per disporre cure domiciliari tempestive che possano evitare la letalità del virus;
· Medici di base, psicoterapeuti, psichiatri e psicologi i quali, gratuitamente, hanno deciso di supportare in modo gratuito pazienti che hanno avuto o hanno il Covid – 19 ; si dichiarano disponibili anche ulteriori professioni come farmacisti, biologi e nutrizionisti.
Qual è il contributo del Servizio Sociale?
Un contributo importante può sicuramente giungere dal Servizio Sociale italiano che, in piena emergenza Covid – 19, ha dovuto riflettere e ripensare al proprio ruolo e ai metodi, strumenti utilizzati per meglio rispondere a bisogni nuovi, imminenti.
Nel caso specifico del gruppo di “Terapia domiciliare”, il Servizio Sociale potrebbe orientare e connettere i bisogni individuali e collettivi con le realtà sociali che operano sul territorio; l’obiettivo è permettere a qualsiasi persona che si trovi in difficoltà, adulto o minore, di trovare una risposta tempestiva al proprio bisogno. Così facendo, si potrebbe intervenire preventivamente per forme di violenza domestica o, ancora, famiglie con particolari vulnerabilità potrebbero ricevere un supporto tempestivo, anticipando così situazioni di pericolo che spesso rischiano di cronicizzarsi.
Questo progetto potrebbe divenire una “corsia preferenziale” di accesso ai servizi, capace di abbattere anche il pregiudizio e la diffidenza verso questo settore. Il Paese ha sì bisogno di cure sanitarie, ma ha altresì bisogno di cure sociali. Gli assistenti sociali, nello specifico, potrebbero dare il proprio contributo con diverse modalità:
· Fornire counseling in caso di bisogni emotivi o problematiche di varia natura: lutti, perdite, ansia, paure e non solo;
· Mettere a disposizione servizi telematici volti a ridurre e rendere meno avvilente l’isolamento;
· Indirizzare le persone verso i servizi di cui hanno bisogno, fornendo loro spiegazioni in merito, che siano essere cure sociali o mediche;
· Incentivare confronti sul tema della salute pubblica, aiutando le persone a prendersi cura di sé stessi e degli altri;
· Svolgere il ruolo di mediatori familiari: la competenza degli Assistenti Sociali potrebbe supportare e sostenere quei nuclei in difficoltà e le relazioni presenti al loro interno;
· Presenziare nelle scuole e fornire supporto ai minori; indirizzare gli anziani verso servizi di prima necessità;
· Dar vita a “gruppi di auto – aiuto” e predisporre lavori di equipe per le varie problematiche insorgenti.
Bibliografia/Sitografia:
-Lena Dominelli, “Il Servizio Sociale durante una pandemia sanitaria”, CNOAS (Consiglio Nazionale Ordine degli Assistenti Sociali), 24 Marzo 2020;
-“Il comitato cure domiciliari covid: che cosa dice la scienza e perché ha la fiducia dei pazienti”, Facta.news, 23/02/2021;
- A. Casartelli, F. Di Ciò, “Il Servizio sociale nell’emergenza Coronavirus”, Welforum.it, 16/04/2020.
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