L’approccio individuale alla sindrome da burnout

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L’approccio individuale alla sindrome da burnout

Sindrome da burnout. Contesto organizzativo. Situazione di crisi. Approccio individuale e relative fasi.

La sindrome che caratterizza numerose comunità professionali

La sindrome da burnout, o stress da lavoro, è compresa nella classificazione ICD (International Classification of Diseases) effettuata ad opera dell’Organizzazione mondiale della sanità, ciò ci fa riflettere sull’importanza di quest’ultima e le conseguenze negative che possono da essa scaturire, soprattutto se sottovalutata. Sebbene siano molti i casi di burnout riscontrati tra gli assistenti sociali, tale fenomeno riguarda numerose comunità professionali e i rischi maggiori sono correlati alle professioni d’aiuto. È stato rilevato che l’approccio più efficace al fine di arginare la sindrome è quello preventivo ciò nonostante, nella presente trattazione, ci occuperemo di una differente prospettiva, quella individualista, evidenziandone vantaggi e limiti.

«L’obiettivo primario a cui bisogna indubbiamente aspirare è quello di prevenire la sindrome da burnout e gli effetti ad essa collegati»

L’intervento in una situazione di crisi

L’intervento in situazione di crisi viene effettuato quando la sindrome da burnout e le conseguenze ad essa legate si sono già manifestate: l’obiettivo risulta essere quello di gestire la crisi, di ridurre ed eliminare i possibili danni.

Al fine di comprendere al meglio questo intervento, Christina Maslach e Michael P. Leiter hanno individuato delle specifiche fasi[1] di cui l’approccio individuale si compone.

Le fasi dell’approccio individuale alla risoluzione del burnout

Possiamo distinguere 5 fasi che costituiscono l’approccio individuale alla risoluzione del burnout:

1. Il processo parte da una persona: è necessario che vi sia l’iniziativa volontaria di un singolo che percepisce i suoi problemi legati al burnout e si attiva al fine di risolverli;

2. risulta dunque essenziale la presenza di un singolo che assumi l’iniziativa, tuttavia il successivo e fondamentale passaggio è la costituzione di un progetto di gruppo;

3. attraverso l’azione sinergica dei componenti del gruppo, il progetto deve assumere una connotazione ancora più ampia e collegarsi all’organizzazione;

4. l'intervento deve essere indirizzato alle sei discrepanze persona-lavoro[2]: è essenziale che si focalizzi su una delle discrepanze poiché, essendo connesse, il miglioramento di una comporta delle conseguenze positive anche nelle altre;

5. per completezza teorica risulta molto utile l’esplicazione di tale approccio attraverso l’utilizzo di fasi; tuttavia, non bisogna dimenticare, che si tratta di un processo continuo perché il contesto lavorativo è continuamente in evoluzione.

Orientarsi verso l’approccio individuale oppure verso l’approccio preventivo?

L’obiettivo primario a cui bisogna indubbiamente aspirare è quello di prevenire la sindrome da burnout e gli effetti ad essa collegati. In determinate situazioni però, nel momento in cui il burnout si è già ampiamente manifestato, l’intervento che assume come riferimento teorico l’approccio individuale sopra descritto, può produrre senz’altro risultati positivi.

 

 


Note:

[1] L’esplicazione dell’approccio individuale alla risoluzione del burnout e delle specifiche fasi è frutto della lettura: Maslach C, Leiter M, Burnout e organizzazione. Modificare i fattori strutturali della demotivazione al lavoro, Erickson, 2000, pp.79-97.

[2] Le sei discrepanze persona lavoro, individuate da Maslach e Leiter, sono: sovraccarico di lavoro; mancanza di controllo; compenso insufficiente; crollo del senso di appartenenza a una comunità; mancanza di equità; conflitto di valori. Per ulteriori approfondimenti si rimanda a: Maslach C, Leiter M, Burnout e organizzazione. Modificare i fattori strutturali della demotivazione al lavoro, Erickson, 2000, capitolo 1.

 


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