📬 Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità? Iscriviti alla Newsletter!
Complimenti!
Siamo lieti della tua iscrizione alla nostra newsletter. A breve inizierai a ricevere i nostri aggiornamenti.
In segno di benvenuto desideriamo farti un dono prezioso. Se vuoi, puoi accedere gratuitamente ad uno dei nostri corsi FaD Metodologici da 2 crediti.
Visita il "Negozio", scegli il corso che ti interessa e segnalacelo inviando un sms al numero 380 749 3597.
In breve tempo ti ricontatteremo al numero dal quale ci avrai scritto e attiveremo il tuo accesso gratuito al corso. Cordiali saluti, dr.ssa Carmela Carotenuto (responsabile del tutoraggio del Centro Studi).
Creatività: tra innovazione e cambiamento. Il passaggio da “soft skill” ad abilità tecnico-professionale. Assistenti sociali come Knowledge Worker.
“Creatività”: di cosa parliamo?
In molti manuali di Servizio Sociale, tra le competenze chiave dell’Assistente Sociale, viene indicata la creatività. Questa parola, nel vocabolario della lingua italiana, connota la capacità dell’individuo di creare mettendo a frutto le proprie abilità e facendo ricorso all’intelletto e alla fantasia. E’ su questa definizione che poggiano le riflessioni della Dal Pra Ponticelli (1987) quando fa riferimento a quell’atteggiamento “Di inventività, di capacità di sperimentazione nel proprio modo di operare e nell’uso degli strumenti di intervento”.
«La creatività si profila come uno strumento di lavoro a corredo dell’azione professionale, un rinforzo al processo di aiuto, un terreno fertile per la metodologia di intervento»
Azioni di “fronteggiamento”: interventi creativi e concreti
Tuttavia, a parere di chi scrive, senza svilire l’alto valore epistemologico attribuito a questa capacità, l’attuale quadro economico-sociale ci invita a definire la creatività non come appendice, ma come strumento privilegiato, predominante ed indispensabile, al pari, direi, delle stesse abilità tecnico-professionali in senso stretto, secondo una chiave di lettura spesso sottovalutata anche dagli stessi professionisti. La crescita esponenziale, infatti, in termini quantitativi della domanda, a fronte di un incremento della diversificazione della stessa, cui fa da sponda una contrazione delle risorse materiali e di organico, chiama gli Assistenti Sociali ad un’azione di fronteggiamento complessa ed incisiva, in cui il ricorso alla creatività diventa prassi consueta e, direi, prevalente.
L’attuale caratterizzazione dei nostri sistemi di Welfare, infatti, ha da sempre visto gli Assistenti Sociali esposti ai continui mutamenti e riassetti delle politiche sociali che, tuttavia, non si può dire vadano di pari passo con l’operatività. Questa discrasia, che tra l’altro è forse uno dei maggiori fattori di stress per tali professionisti, non è certo il pretesto per incentivare comportamenti de-professionalizzanti (Dal Pra Ponticelli, 2006; Fargion 2009), bensì elemento che pone in evidenza quanto la promozione dell’inclusione sociale, così come della cittadinanza attiva, passino anche attraverso la capacità di intervento concreta e fattibile della professione, che impone il dover dare delle risposte nell’ormai consolidato “qui ed ora” che, con molta difficoltà, coincide con i tempi di attuazione delle scelte politico – amministrative.
“Knowledge Worker”
Queste riflessioni ci spingono, dunque, a guardare alla creatività non come una soft skill, bensì come imperativo che insiste sulla sfida di innovazione e di rinnovamento cui il Servizio Sociale è chiamato oggi. Infatti, sebbene sia una risorsa immateriale, produce effetti molto più evidenti e tangibili di ogni altro strumento proprio della professione, sia in termini di utilità sociale, ovvero come capacità di adempiere ai bisogni individuali e collettivi, che economici, mediante l’avvio di nuovi processi, in quanto sintesi multifattoriale di elementi individuali, ambientali e della loro interazione.
In virtù di ciò, possiamo annoverare gli Assistenti Sociali alla classe dei “Knowledge Worker”, ovvero di coloro che possono vantare la loro funzione economica di creare ricchezza mediante forme nuove e significative, nuovi contenuti. A questo proposito, le organizzazioni ospitanti tali professionisti, siano esse pubbliche o del privato sociale, sono chiamate a gestire e a massimizzare le potenzialità di questa classe emergente di professionisti, in quanto impongono un nuovo paradigma che supera l’idea della creatività come lampo di genio, istinto, intuizione, in favore della visione della stessa come risultato di un processo non casuale ma strutturato che, l’evolversi degli scenari sociali e politici propri non solo del nostro Paese, impongono.
Fonti:
Dal Pra Ponticelli M., Lineamenti di servizio sociale, Astrolabio, Roma, 1987
Fargion S., Il servizio sociale. Storia, temi e dibattiti, Laterza, Bari, 2009
Lavora a Campobasso come Assistente Sociale. E’ specializzata in programmi di reinserimento socio-lavorativo di pazienti psichiatrici e cura e coordina diversi progetti per conto della cooperativa sociale “Laboratorio Aperto” di concerto con il Centro di Salute Mentale di riferimento. Lavora come docente a contratto presso l’Università degli Studi del Molise insegnando Organizzazione del Servizio Sociale, nell’ambito del corso di laurea triennale di Scienze del Servizio Sociale; dal 2019 è docente di Sociologia della Salute e della Famiglia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore- Gemelli, corso di laurea di Scienze Infermieristiche. Tra le sue pubblicazioni di maggior interesse Gli italiani non sorridono più - Misure di contrasto alla povertà e diritto alla salute (2019) ed. Lampo e Umanizzione delle cure - Riflessioni sulle buone prassi in sanità (2019) ed Lampo.
Ti andrebbe di scrivere un articolo per il nostro blog?
Se sei interessato a raccontare la tua esperienza o le tue riflessioni di assistente sociale siamo lieti di pubblicare un tuo articolo sul nostro blog. Per maggiori informazioni contatta la dott.ssa Serena Vitale (redazioneblog@progettofamiglia.org)