Tra le realtà del terzo settore: la casa famiglia (parte I)

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Tra le realtà del terzo settore: la casa famiglia (parte I)

Servizio sociale e terzo settore. Diverse tipologie di strutture. Impianto normativo articolato ed équipe multidisciplinare. 

Cenni storici e origini 

Lungi dal voler esaurire l’aspetto storico del tema, per poter comprendere il futuro di questa ormai realtà del terzo settore, bisogna comprenderne prima almeno in parte le origini. Le forme primordiali di casa famiglia prendono origine dai centri di rieducazione minorile istituiti nel 1934 dal Regio Decreto Legislativo n.14041, che sostenuti anche dall’articolo 53 del codice penale Zanardelli, accoglievano i minori dai nove anni in su in situazioni di forte precarietà economica o anche per motivi educativi (cattivo comportamento presso la propria famiglia). Gli obiettivi di tali centri erano cultura, rieducazione e lavoro. Purtroppo la carenza principale e portante dei centri di rieducazione per minori era il sovraffollamento2 al loro interno, spesso causa di disagi, problemi di adattamento e malfunzionamenti organizzativi, riportando ripercussioni sul futuro dei ragazzi. Come si vedrà, tali strutture si sono però evolute nel tempo, sia sotto l’aspetto sociale che normativo. 

«Difendere i diritti degli altri, è il fine più alto e nobile di un essere umano»  

Riferimenti normativi 

L’Italia è tra i paesi in cui c’è un minor numero di minori sottratti alla famiglia d’origine in quanto extrema ratio dell’operatività del servizio sociale italiano, si può definire il quadro normativo della L. 149/01 il punto di riferimento che ha consolidato la realtà delle case famiglia e del terzo settore in generale. Essa prevede diverse tipologie di strutture in grado di erogare servizi socio-educativi a carattere familiare: le comunità educative, le comunità familiari, case multi utenza, le comunità alloggio e appartamento, e così via.3 

Ognuna di queste strutture presenta caratteristiche e peculiarità, ma nello specifico le case famiglia hanno un impianto normativo articolato, proprio in quanto realtà diffusa del terzo settore. Infatti attualmente il sistema di accoglienza ed educazione per minori può contare su diverse strutture di diversa natura. Troviamo le case famiglia di natura privata, gestite all’interno di appositi appartamenti da coppie, professionisti e volontari stabilmente presenti. Successivamente invece, troviamo le comunità religiose, che rappresentano la maggioranza sul nostro territorio (circa 3300 strutture)4. 

Infine troviamo le comunità socio-educative, definite anche CPA, dedite agli MSNA (minori stranieri non accompagnati) e ai minori coinvolti nel circuito penale. In particolare nelle comunità religiose si situano di solito diverse case famiglia sostenute da un’équipe multidisciplinare che ne gestisce il funzionamento e l’organizzazione. Ovviamente i principi normativi di tali strutture, si ritrovano anche e soprattutto nel codice del terzo settore, aggiornato recentemente dal decreto legislativo 117/2017. 

Le cause del collocamento in struttura 

Ormai il lavoro di rete è sempre più attivo e presente sul nostro territorio, ed è tramite quest’ultimo che si instaura una collaborazione tra servizi sociali comunali, tribunale dei minorenni e terzo settore. I minori collocati nelle case famiglia spesso provengono da realtà difficili, dove la famiglia è assente o peggio anche dannosa, ovvero dove ci sono forme di devianza penale o scolastica. 

Ma quali sono le cause specifiche di collocamento presso la struttura e allontanamento dalle famiglie? In primis ritroviamo l’incapacità educativa della famiglia di origine, poi successivamente ulteriori e importanti cause come la violenza domestica, lo sfruttamento sessuale, l’inadempienza parziale o totale dell’obbligo scolastico o ancora problemi di dipendenza da stupefacenti e alcol da parte dei genitori5. 

Ci possono essere casi di collocamento in regime di messa alla prova, qualora il tribunale dei minorenni, il giudice tutelare e l’assistente sociale che seguono il minore, ritengano opportuna la permanenza in tali strutture per un aiuto emotivo e sociale. Questo evidenzia come mai prima d’ora il terzo settore stia diventando parte integrante del servizio sociale e delle politiche sociali, supportando la rete dei servizi territoriali nel suo iter procedurale ed organizzativo. 

 

Sitografia 

  1. Il sistema delle case-famiglia strumento di prevenzione e recupero della devianza e della criminalità minorile (poliziapenitenziaria.it) 
  2. Il sistema delle case-famiglia strumento di prevenzione e recupero della devianza e della criminalità minorile (poliziapenitenziaria.it) 
  3. CASE FAMIGLIA. COSA SONO E COSA FANNO: FACCIAMO CHIAREZZA (retisolidali.it) 
  4. Il sistema delle case-famiglia strumento di prevenzione e recupero della devianza e della criminalità minorile (poliziapenitenziaria.it) 
  5. CASE FAMIGLIA. COSA SONO E COSA FANNO: FACCIAMO CHIAREZZA (retisolidali.it) 
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